(Money.it) Quali banche sono fallite in Italia (fino ad oggi)? Quali sono le storie dietro al crack e al fallimento degli istituti italiani che hanno fatto vacillare dell’economia italiana e perdere milioni di euro (o miliardi di lire) a investitori e risparmiatori privati?
Con il fallimento dell’americana SVB, dell’elvetica Credit Suisse e l’effetto apprezzabile oggi sull’intero comparto bancario mondiale, è utile fermarsi e studiare la storia, una cara consigliera capace di insegnare e ammonire, con l’obiettivo ultimo di evitare i soliti errori.
A partire dal 1892 sono state molte le banche italiane in crisi che sono fallite o che si sono ritrovate costrette a richiedere un aiuto di Stato. Quali sono? Ecco l’elenco delle banche fallite in Italia.
Banche fallite in Italia: l’elenco
La storia delle banche fallite in Italia – e relativo elenco – è più ricca di quanto si possa immaginare e dimostra come i fallimenti bancari si siano rivelati ricorrenti nell’ultimo secolo, a dimostrazione del fatto che non sempre i diretti responsabili sono da ricercare nello scenario politico.
Il motivo principale per qui una banca fallisce, in Italia come nel resto del mondo, e che in qualche modo accomuna tutte le banche italiane fallite riportate nell’elenco che segue, è sempre lo stesso: l’istituto bancario presta soldi a privati o aziende non meritevoli, incapaci poi di restituire quanto dovuto, quei soldi non tornano indietro, la liquidità della banca viene intaccata e si innesca un effetto a catena che si conclude con il fallimento della banca o un deciso intervento da parte dello Stato per evitare il peggio.
Tuttavia, esistono delle eccezioni, che trovano il motivo del fallimento della banca in una vera e propria truffa: ne è un esempio eclatante quanto accaduto con lo scandalo della Banca Romana tra il 1892 e il 1894 e, un secolo dopo, con il crack del Banco Ambrosiano.
1) Banca Romana (1892-1894)
Il fallimento della Banca Romana e il relativo scandalo hanno segnato per sempre la storia del comparto bancario italiano e la sua moderna conformazione. Siamo di fronte al primo scandalo politico-finanziario, e all’epoca anche il più grave, dall’Unità d’Italia.
Il grave coinvolgimento di personaggi di spicco della politica, la corruzione, lo scoppio della bolla immobiliare romana nata con la nomina di Roma a nuova capitale del Regno, oltre ad essere dei fatti indelebili nelle pagine della storia hanno anche avuto il ruolo di rendere palese la necessità di istituire una banca centrale nazionale. Nel corso delle indagini e della risoluzione della crisi di Banca Romana, infatti, nacque la Banca d’Italia.
2) Banco Ambrosiano (1982)
Non solo crediti deteriorati e crisi finanziaria, ma anche terrorismo, mafia e conti offshore in paradisi fiscali: sono questi gli ingredienti principali del fallimento di Banco Ambrosiano, anno 1982.
Il suo presidente Roberto Calvi, noto con il soprannome di Il banchiere di Dio, è entrato di diritto nella storia del costume italiano grazie alla grave crisi di liquidità creata nelle casse del Banco Ambrosiano, al suo coinvolgimento con lo IOR – l’Istituto per le Opere di Religione (IOR) era maggiore azionista dell’Ambrosiano -, all’adesione alla loggia massonica P2, alle decine di conti offshore e ai suoi rapporti con Cosa Nostra e la Banca della Magliana. Venne trovato morto impiccato – in circostanze sospette – sotto il Ponte dei Frati Neri, a Londra.
Quattro giorni dopo la misteriosa morte del banchiere, il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, su proposta della Banca d’Italia, dispose lo scioglimento degli organi amministrativi dell’istituto; il 6 agosto 1982 la banca viene messa in liquidazione.
Il debito creato attraverso l’operazione di Calvi sui conti offshore (debito delle società offshore controllate dallo IOR verso il Banco Ambrosiano) ammontava a 1,2 miliardi di dollari. Attraverso quello che definì un «contributo volontario», la Banca Vaticana pagò l’ammontare di 250 milioni di dollari. Nasce così il Nuovo Banco Ambrosiano, attraverso una cordata di diverse banche pubbliche e private, che rifondano l’istituto e iniettano nuovo capitale per 600 miliardi di lire.
Alcune banche pubbliche (BNL, IMI, Istituto San Paolo di Torino) e private (Banca Cattolica del Veneto, Banca Popolare di Milano, Banca San Paolo di Brescia, Credito Emiliano e Credito Romagnolo) compartecipano alla rifondazione della banca con un’iniezione di nuovo capitale per 600 miliardi di lire. Nasce così Nuovo Banco Ambrosiano.
3) Cassa di Risparmio di Prato (1987)
Il caso di Cassa di Risparmio di Prato è passato alla storia: si tratta della prima banca italiana salvata dal fallimento grazie ad un bail-out reso possibile attraverso il Fondo Interbancario di tutela dei depositi, appena costituito. Venne comprata subito dopo da Banca Monte dei Paschi di Siena. I motivi della crisi della banca, specializzata in finanziamenti nel campo del tessile, sono da ricercare nell’erogazione di numerosi prestiti a personaggi legati al mondo della politica che, tuttavia, non fornivano le garanzie necessarie.
4) Cassa di Risparmio di Venezia (1992)
La prima cassa di risparmio fondata in Italia l’11 gennaio 1822, andò in default 170 anni dopo come conseguenza di una serie di previsioni errate sui cambi, che causa non solo la forte svalutazione della lira ma anche uno sviluppo eccessivo dei crediti in valuta senza che avessero una copertura del rischio di cambio. Il buco venne facilmente colmato dalle casse di diverse altre banche venete, ma quanto accaduto scatenò la crisi di altre casse di risparmio. Cassa di Risparmio di Venezia venne poi acquisita dal gruppo Intesa, un processo di assorbimento che ha trovato conclusione definitiva solo nel 2014.
5) Varie Casse di Risparmio meridionali (1995)
Diverse Casse di Risparmio nel Sud Italia – e che operavano in Campagnia, Calabria, Sicilia e Puglia, nello specifico -, andarono in crisi a causa della concessione di prestiti a clienti senza garanzie, mancata diversificazione della concentrazione del credito e, come spesso accade, per rapporti loschi con personaggi politici. La risoluzione della crisi avviene attraverso l’aggregazione in banche più solide, in primis Cariplo (Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde) che, nel 1998, con il Banco Ambrosiano darà vita a Banca Intesa.
6) Banco di Napoli (1995)
Il Banco di Napoli si è trovato ad affrontare la stessa identica situazione descritta precedentemente. Il management assecondava qualunque richiesta di prestito proveniente da amici e conoscenti senza avere alcuna cura circa il profilo di solvibilità, garanzie, o banalmente la capacità a ripagare quanto dovuto. I
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