(BorsaeFinanza.it)
Le banche ombra potrebbero essere una fonte di turbolenza finanziaria per le banche europee. È quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori della Banca centrale europea che ha messo in luce come i non-bank financial intermediaries (NBFI) rappresentino circa il 14% delle passività degli istituti di credito. Ciò significa che se istituti finanziari non regolamentati come hedge fund, società di private equity e altri dovessero ritirare i propri depositi – sia per una perdita di fiducia verso le banche sia perché a loro volta colpiti da deflussi – le cose per le banche europee potrebbero mettersi male, riproducendo quanto accaduto nelle banche regionali degli Stati Uniti negli ultimi due mesi e mezzo. “Questo finanziamento può essere altamente sensibile alla qualità del credito delle banche beneficiarie e può amplificare le pressioni di finanziamento affrontate dalle banche se la solidità dei loro fondamentali è stata messa in discussione” ha affermato la BCE.
La ricerca sottolinea anche che, sebbene la partecipazione degli NBFI sia minoritaria rispetto a quella dei clienti aziendali e al dettaglio nelle passività delle banche europee, queste ultime “possono essere particolarmente vulnerabili” in quanto vi è assoluta libertà di ritirare i depositi. Tra le passività costituite dalle banche ombra, i depositi non garantiti rappresentano la quota maggiore, seguiti dai titoli di debito e dai pronti contro termine. Le banche maggiormente coinvolte sono quelle di più grande dimensione. Oggi, gli istituti di credito di rilevanza sistemica della zona euro risultano: BNP Paribas, Deutsche Bank, BPCE, Credit Agricole, ING, Santander, Société Générale e Unicredit.
Banche europee: quanto realmente potrebbe esserci una crisi
Scendendo nel dettaglio del rapporto della BCE si scorgono altri numeri che destano preoccupazione. In particolare, 13 grandi banche europee costituiscono insieme circa l’80% del totale dei pronti contro termine stipulati con le banche ombra. Queste ultime detengono anche il 28% dei titoli del debito bancario in circolazione e rappresentano il 20% delle esposizioni delle banche europee in derivati. Infine, le prime cinque aziende di credito europee formano il 50% dell’esposizione totale di prestiti e titoli verso gli intermediari finanziari non bancari, con la cifra che sale all’80% se si considerano i primi 13 istituti di credito.
Tutto ciò mette in allerta le autorità globali che da tempo discutono circa la necessit
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