Banche: 4 grandi punti deboli dall’aumento dei tassi d’interesse

Di Redazione FinanzaNews24 2 minuti di lettura
Economia

(BorsaeFinanza.it) La fine della politica monetaria accomodante da parte delle Banche centrali con l’obiettivo di combattere l’inflazione galoppante aveva fatto esultare gli istituti di credito. Anni di tassi bassi o nulli avevano ridotto la redditività delle banche quanto alla componente principale di business, ossia il margine di interesse. Quando le autorità monetarie hanno iniziato ad alzare i tassi d’interesse, sono fioccati i guadagni. Ciò avviene perché di norma il trasferimento del rialzo del costo del denaro è più rapido nei tassi che le banche applicano sui mutui e finanziamenti concessi rispetto a quelli riconosciuti ai depositanti.

In realtà questo stato di grazia si è rivelato illusorio, perché gli effetti collaterali di tassi più alti sono stati diversi e hanno portato alla peggiore crisi bancaria dal 2008. Il mese di marzo infatti è stato un incubo, con tre banche americane che sono fallite – Silvergate Capital, Silicon Valley Bank e Signature Bank – e una quarta che annaspa, First Republic Bank, mentre in Svizzera la storica Credit Suisse è ricorsa a un salvataggio di emergenza grazie alla fusione con UBS.

Banche: ecco i principali rischi con l’aumento dei tassi d’interesse

I tassi d’interesse più alti hanno messo in luce alcuni grandi punti deboli delle banche che per diverso tempo sono rimasti nascosti. Il primo riguarda le perdite sui portafogli obbligazionari. Secondo i dati della Federal Reserve, alla fine del 2022 gli istituti di credito avevano in bilancio 620,4 miliardi di dollari di perdite non realizzate, compresi 340,9 miliardi di dollari su obb


© Borsa e Finanza

Leggi l’articolo completo su Borsa e Finanza

Condividi questo articolo
Exit mobile version