(BorsaeFinanza.it)
Le azioni turche rappresentano il migliore asset per investire in questo momento, indipendentemente da quale sarà l’esito delle elezioni in Turchia. È quanto sostiene il veterano dei mercati emergenti Mark Mobius, a capo dell’asset manager patrimoniale Mobius Capital Partners. Il grande investitore predilige al riguardo le società che hanno un “debito minimo e buoni guadagni offshore”.
Le Borse turche hanno finora vissuto un 2023 all’insegna delle grandi turbolenze. Il devastante terremoto di febbraio ha comportato la chiusura della Borsa per una settimana a seguito delle pesanti perdite degli indici azionari. L’intervento del governo prima della riapertura a sostegno delle azioni turche ha contribuito a risollevare le quotazioni. Nell’occasione Istanbul ha preso alcune misure che hanno ridato fiducia agli investitori come l’acquisto da parte dei fondi pensione di azioni dal 30% dei contributi statali, l’acquisto delle azioni da parte del fondo sovrano TVF utilizzando in gran parte prestiti dalle banche statali e l’eliminazione temporanea della ritenuta alla fonte del 15% sui buyback proprio per favorire le operazioni di riacquisto delle azioni delle società. Dall’inizio dell’anno, il principale listino turco è in calo del 7,56%.
Azioni turche: il significato delle elezioni politiche
Sullo sfondo gli operatori di mercato hanno comunque avvertito il peso del voto che si terrà il 14 maggio e che vede l’attuale presidente Recep Tayyip Erdogan contrapposto al rivale Kemal Kilicdaroglu. La posta in palio è molto alta, perché è in gioco un modo di vedere l’economia agli antipodi. Nella maggior parte dei sondaggi il gruppo di opposizione è attualmente in testa e, se dalle urne dovesse risultare un passaggio di consegne, seguirebbe l’abbandono di una politica economica e monetaria incurante dell’inflazione e della svalutazione monetaria e orientata tutta sulla crescita che Erdogan ha perseguito per tanti anni.
Kilicdaroglu ha promesso un ritorno all’ortodossia economica, dove i prezzi sono mantenuti sotto controllo attraverso restrizioni monetarie e sui tassi d’interesse. Il credo di Erdogan è stato da sempre contestato dalla gran parte degli economisti e dei banchieri centrali di tutto il mo
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