Auto elettriche: l’Ungheria punta 100 miliardi grazie a investimenti esteri

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
Finanza ed economia

(BorsaeFinanza.it)

L’Ungheria raddoppierà gli investimenti diretti esteri nelle auto elettriche a 100 miliardi di euro entro la fine del 2030. Lo ha dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico, Marton Nagy, in un forum a Shanghai. Il colosso cinese BYD fornirà una spinta importante, costruendo una fabbrica nel Paese entro due anni, a conferma del fatto che l’Ungheria è diventata uno dei principali punti di riferimento per l’industria EV in Europa. Secondo i dati del Ministero, negli ultimi cinque anni, infatti, Budapest ha ricevuto circa 20 miliardi di euro di investimenti dall’estero nel settore dei veicoli elettrici, con le Nazioni asiatiche che rappresentano circa il 34% del totale (da meno del 10% prima del 2010).

Auto elettriche: il piano di Orban

La strategia del presidente Viktor Orban ha attirato parecchie critiche da parte degli altri Paesi dell’Unione Europea che stanno cercando di ridurre la dipendenza dalla Cina. Ma il leader ungherese vuole portare fino in fondo il suo piano di far prosperare l’economia attraverso una transizione verde. In questo contesto, spicca l’impianto di batterie da 7,8 miliardi di dollari che il gigante cinese Contemporary Amperex Technology Company sta costruendo in collaborazione con Mercedes-Benz e che risulta ad oggi il più grande investimento diretto estero della storia. Inoltre, un’altra fabbrica della cinese EVE Energy è stata allestita accanto a quella del gigante automobilistico BMW.

Orban però non deve affrontare solamente il disappunto da parte degli altri Stati dell’Unione, ma anche le opposizioni interne degli ambientalisti. Per quanto l’obiettivo sia quello di agevolare il clima con il passaggio dalle auto a combustione a quelle elettriche, in realtà secondo questi movimenti radicali si sta innescando un pericoloso effetto contrario. Le preoccupazioni sono molteplici. Intanto, vi è la perdita di terreni agricoli che lasciano il posto a impianti industriali. In secondo luogo, vi è la pressione sulle risorse idriche ed energetiche. In terzo luogo, emerge la questione dello smaltimento delle batterie usate. Infine, non andrebbe nemmeno trascurata la possibilità di incidenti nelle fabbriche per via dell’utilizzo di materiali pericolosi come il litio.

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