(BorsaeFinanza.it) Le vendite di auto elettriche hanno registrato un continuo aumento nel corso degli ultimi anni. Nel 2020 sono state immatricolate 3,2 milioni di autovetture elettriche contro gli 1,9 milioni del 2019. Nel 2022 la cifra è stata molto più alta: 10,3 milioni di unità vendute. In mezzo tra il 2019 e il 2022 c’è stata la pandemia, l’esplosione di una guerra alle porte dell’Europa che ha scatenato una crisi energetica e un preoccupante deterioramento delle condizioni climatiche del pianeta.
Nonostante l’accelerazione registrata lo scorso anno, grazie anche alle normative che entreranno in vigore nei prossimi anni come il divieto di immatricolazione di veicoli a combustione interna a partire dal 2035 nell’Unione europea, oggi solo il 2% delle automobili è a trazione elettrica. Ventisei milioni di veicoli, contro gli 1,2 miliardi di vetture con motore ICE a combustione interna. La sostituzione di questo enorme parco circolante è solo una delle ragioni che rendono il settore automotive elettrico una opportunità per i prossimi 20-30 anni.
Non solo auto elettriche
La rivoluzione sarà ben più ampia in quanto il settore automotive non è limitato alla sola produzione di autoveicoli. “Quando si pensa a questo settore – spiega Anthony Sassine, CFA Senior investment strategist di KraneShares – molti tendono a ridurlo a poche aziende come Tesla, NIO e BYD. Tuttavia, bisogna considerare l’intero ecosistema dei veicoli elettrici, composto da aziende che forniscono, ad esempio, i componenti interni di questi veicoli, come le batterie, i sensori e l’hardware”.
Ecco perché non è sufficiente avere in portafoglio i grandi nomi ma andare a cercare cosa c’è dietro e dentro un’auto elettrica. Bisogna fare una sorta di processo di “reverse engineering”, così da ottenere un portafoglio più diversificato e attenuare eventuali frenate del settor
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