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È tutto pronto per l’IPO di Arm Holdings a Wall Street. Domani arriverà il momento tanto atteso da parte degli investitori per quella che sarà la più grande offerta pubblica dell’anno e la seconda degli ultimi due anni dietro a quella di Rivian Automotive. La domanda per le azioni ha superato di 10 volte l’offerta, segno eloquente dell’interesse verso il progettista britannico di chip.
L’amministratore delegato di Arm, Rene Haas, ha chiamato a raduno tutti i potenziali azionisti lanciando il messaggio che l’azienda diventerà più grande e redditizia non solo per effetto del grande sviluppo delle tecnologie del momento – intelligenza artificiale e cloud computing – ma anche grazie al modus operandi della società. In sostanza, fino ad ora Arm ha progettato chip per smartphone e dispositivi elettronici vendendo la tecnologia a grandi aziende come Qualcomm. Adesso però punta a costruire prodotti su misura nelle aree chiave di crescita delle aziende di svariati settori, dal cloud, all’automotive, ai dispositivi mobili, a Internet.
Arm come Nvidia? Ecco le differenze
Molti hanno paragonato Arm a Nvidia per il fatto che entrambi progettano chip e sfruttano l’intelligenza artificiale. Per tale ragione, visto il successo del colosso americano di Santa Clara che a Wall Street ha più che triplicato la sua capitalizzazione, non sono in pochi a prevedere che Arm possa avere un percorso simile in Borsa. In realtà le due aziende sono molto diverse.
Nvidia è specializzata nella progettazione delle unità di elaborazione grafica o GPU, un semiconduttore che viene utilizzato dai data center per l’addestramento e l’esecuzione dei modelli di intelligenza artificiale. Arm, invece, progetta principalmente unità di elaborazione centrale o CPU, che sono presenti nel 99% degli smartphone di tutto il mondo. I data center utilizzano anche le CPU ma queste non sempre vengono impiegate in combinazione con una GPU per addestrare i dati.
La metà delle entrate di Arm deriva dai chip per smartphone ed elettronica di consumo, mentre l’AI (Artificial Intelligence) per il momento incide poco. “La crescita a breve termine per Arm non deriva dall’intelligenza artificiale, ma dal settore mobile e dall’aumento delle royalty”, ha spiegato Jamie Mills O’Brien, direttore degli investimenti di abrdn.
Ma quanto inciderà l’intelligenza artificiale sulle entrate future delle due aziende che progettano chip? Su Nvidia ci sono pochi dubbi, proprio per la gestione di grandi dati a elevata potenza che caratterizza la big tech statunitense. La dimensione di Arm è invece un’altra. Gli esperti ritengono improbabile che il futuro dell’AI per Arm sia legato ai chip necessari per far funzionare i modelli di big data. È più probabile che a essere interessati siano i processi di intelligenza artificiale che richiedono chip a bassa potenza e ad alta prestazione.
“Arm non vedrà il beneficio dell’intelligenza artificiale nelle sue entrate per almeno 3-5 anni” ha affermato Richard Windsor, fondatore di Radio Free Mobile, società di ricerca indipendente. L’esperto sottolinea come Softbank, il colosso finanziario giapponese proprietario di Arm, abbia cercato di vendere l’azienda come una società di intelligenza artificiale accostabile a Nvidia. Questo “nel
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