In Italia solo il 3% delle aziende è gestito da CEO donne. Ma per le startup la situazione è ben diversa. Il potere rosa è molto presente
Secondo l’Europa si dovrebbe giungere al 40% di presenza femminile nei consigli di amministrazione delle aziende entro il 2025, obiettivo complicato per il Belpaese che è ancora indietro e che in cui forse non sarà raggiunto. Il mondo delle startup, sembra invece seguire regole diverse e la leadership sta plasmando il futuro dell’innovazione mettendo la sostenibilità e l’inclusione al centro della sua visione strategica. Il Gender Diversity Index 2021 ha misurato che, in U.E. la presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle aziende è ancora del 35%. Meno di una società su 10, ovvero il 7%, è gestita da loro. Nel nostro Paese la percentuale è ancora più bassa: solo il 3% delle aziende italiane ha un amministratore delegato donna.
Nel mondo delle startup sono proprio le donne a voler guidare l’innovazione forse anche per accedere alla probabilità di ricevere investimenti e fondi e anche perché più pronte ad intercettare i bisogni del mercato e a cogliere le opportunità di business: lo evidenzia il rapporto Pow(H)er Generation, How to make a Difference redatto dal polo dell’innovazione Fabbrica Cariplo. Il campione di startup analizzate -composto da 110 aziende fondate o dirette da donne- traccia l’identikit della rappresentanza e influenza femminile nel mondo dell’innovazione in Italia: il 16% delle startup prese in esame sono nate da una famiglia di imprese dove, sulle responsabilità di decisioni aziendali, la pressione per il coinvolgimento emotivo si sovrappone. Il 74% delle startup sono state fondate da due o più partner, con una localizzazione predominante nel nord Italia (64%) e ancora limitate al sud.
Al Sud troviamo, tra le altre, ATHENA Green Solutions S.r.l. di Maria Rosaria Plutino, spin-off congiunto dell’Università degli Studi di Messina e del CNR: sviluppa prodotti e tecnologie per la risoluzione dei problemi derivanti da attività ad alto impatto ambientale in linea con i principi dell’economia circolare, con particolare riferimento all’area marina e costiera inquinamento.
A Cagliari troviamo IntendiMe di Alessandra Farris, una soluzione innovativa per la rilevazione del suono, creata per e con i non udenti. IntendiMe offre un servizio clienti accessibile con professionisti dell’udito e non udenti. Il progetto nasce dall’esperienza personale della fondatrice, figlia di genitori sordi. Due sono i fattori chiave al centro della visione strategica delle startup a guida femminile: l’impatto ambientale e l’impatto sociale. Nel dettaglio, le aziende presenti nel report sono attive nell’economia circolare (18%), education ed edtech (6%), food and beverage (2%), delivery e logistica (2%), entertainment (4%), salute (20%), piattaforma digitale (26%) e fintech (2%).
Around di Giulia Zanatta, ad esempio, rivoluziona il mondo del food delivery packaging attraverso la diffusione di smart packaging riutilizzabili per creare un nuovo stile di vita sostenibile. Una soluzione per ristoratori e clienti finali per salvare il mondo dagli imballaggi monouso.
RECUP di Roberta Zaccarini è un progetto attivo a Milano e Roma che combatte lo spreco alimentare e l’esclusione sociale, agendo soprattutto nei mercati aperti e nel mercato ortofrutticolo all’ingrosso. L’idea è quella di recuperare e ridistribuire ciò che non si vende, creando cittadinanza attiva e relazioni intergenerazionali e interculturali.