Gli italiani vogliono l’albero vero, lo dice un’indagine Coldiretti/Ixe’ presentata in occasione del week end che precede l’Immacolata
La spesa media è di 44 euro, per gli esemplari di oltre 2 metri il costo arriva a 200 euro. Molti italiani invece scelgono l’albero sintetico.
L’albero vero e naturale per il Natale 2021 trova spazio nelle case di quasi 3 di famiglie italiane per una spesa media di 44 euro. I consumatori scelgono di acquistare degli abeti di varietà particolari anche più costose rispetto al tradizionale abete rosso. Lo dice un’indagine Coldiretti/Ixe’ presentata in occasione del week end che precede l’Immacolata. Gli alberi veri acquistati in iniziative come mercati degli agricoltori di Campagna Amica.
L’albero di Natale è irrinunciabile per l’85% delle famiglie italiane, la maggioranza del 63% sceglie ancora l’albero sintetico, l’albero vero, se scelto, tende a rimpicciolirsi non solo per questioni economiche ma anche per la facilità di trasporto e del minor numero di metri quadrati dispobilit per abitazione.
“In Italia gli alberi naturali – informa la Coldiretti – coltivati soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono sono e biologico a migliorare l’assetto idroge ed a combattere l’erosione e gli incendi. di Natale è quindi possibile mantenere la coltivazione in molte aree di montagna con il lavoro, morbido e capace di assorbire la pioggia in profondità prima di respingerla verso valle evitando i pericoli delle frane, mentre la pulizia dai rovi e dalle sterpaglie subisce il pericolo d ‘incendi’. Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio derivano per circa il 90% da coltivazioni vivaistiche mentre il restante 10% dalla normale pratica forestale che prevede interventi colturali di ‘sfolli’, diradamenti o potature per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco. In Italia la coltivazione dell’albero di Natale è concentrata prevalentemente in Toscana (provincia di Arezzo e Pistoia) ed in Veneto. Niente a vedere con le piante di plastica che arrivano molto spesso dalla Cina e non solo consumano petrolio e gas liberano ad effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto, ma impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente, Contribuendo alla diffusione delle microplastiche nel suolo, nelle acque e nella catena alimentare”.