Aiutare il globo con lo Champagne: un ambasciatore frizzante

Di Gianluca Perrotti 3 minuti di lettura
champagne e pianeta

Ruinart, Rare Champagne e, più recentemente, la cooperativa Jacquart, stanno coinvolgendo artisti dedicati che interpretano i messaggi per attirare l’attenzione dei consumatori sul cambiamento climatico. Non zuppe, non panna, figuriamoci purè di patate. A differenza dei recenti attacchi degli ambientalisti ai dipinti di Monet, Van Gogh o Klimt, le case produttrici di champagne invitano artisti dedicati a riflettere sullo stato del pianeta. A capo di Ruinart (gruppo LVMH), il cui interesse per l’arte è antico quanto l’azienda stessa.

Ruinart festeggerà infatti il suo 300° anniversario nel 2029 e da sempre presenta artisti eclettici.

Il 2022 è il turno di Jeppe Hein, nome danese erede dell’arte concettuale, il cui lavoro si ispira al minimalismo, movimento artistico moderno emerso negli Stati Uniti negli anni ’60 come risposta alla pittura figurativa e ironica della pop art.

Un sostenitore di “less is more”, Jeppe Hein ha ideato un’installazione collaborativa chiamata “Champagne Stories”, che fa appello a tutti e cinque i sensi (tatto, udito, vista, olfatto e gusto) e richiama i quattro elementi di base per creare bolle anche. Francese: terra, acqua, aria e fuoco Stesso approccio per la casa Rare Champagne (Piper-Heidsieck, Charles Heidsieck), che ha coinvolto l’artista visivo William Armor. Vincitore del Grand Prix Emerging Talent del Grand Prix de la Création de la Ville de Paris nel 2019, l’autore si è cimentato in un pezzo importante con un Matusalemme rosa vintage del 2012, che ha decorato con dei fiori. “Ho voluto esprimere le fragranze di Rare Rosé Millésime 2012. Interpretare l’eleganza attraverso una decorazione regale”, spiega l’artista. Una perla sì, ma ecologica: “Un coperchio di alluminio riciclato, come un sacchetto di plastica stropicciato e graffiato, può diventare un fiore. Raccolgo i rifiuti domestici (sacchetti e/o bottiglie di plastica) per trasformarli in opere floreali”.

William Armor ha persino trasformato il tartaro dei tini in amuleti cristallizzati chiamati “gioielli della corona”.

Per la cooperativa Jacquart, la cui arte segna anche una rinascita in termini di impegno ambientale, dopo il pinguino dell’artista Vincent Rahir installato nel cortile dell’Hotel de Brimont, che mette in guardia contro il riscaldamento globale, è la volta di un serpente con scaglie di metallo con una lunghezza di 12 metri. Progettata dal duo di artisti di Reims Véronique Durazzo Torgeman e Didier Ducroc, l’opera monumentale chiamata “La Mue” è realizzata con materiali riciclati. L’opera continua ad essere un invito a riflettere sul mondo, sul nostro modo di vivere e sulla nostra capacità di reinventarci.

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