Afghanistan: Le donne lanciano il loro appello sui social con gli hashtag #DoNotTouchMyClothes (Non toccate i miei abiti) e #AfghanistanCulture.
Kahkashan Koofi, 28 anni, su Twitter senza burqa e con indosso abiti tradizionali per difendere i diritti delle donne e la loro libertà. Molte donne abbracciano e sostengono la campagna che è stata lanciata da Bahar Jalali ex professoressa di storia all’Università americana: “La nostra identità è sotto attacco”.
Si vedono infatti sui social foto di donne nei tradizionali abiti dai colori vivaci e con il capo coperto con scialle bianco. Così Kahkashan Koofi una afghana di 28 anni che ha perso il posto nella televisione di Stato con il ritorno dei talebani, ha sfidato i nuovi capi in Afghanistan, che stanno imponendo alle donne, le poche volte che possono uscire, di essere vestite di nero e con il burqa.
Ma c’è anche chi accetta in modo convinto queste limitazioni alle libertà come le donne che sabato scorso hanno preso parte ad una manifestazione inscenata di fronte all’università di Kabul per sostenere il nuovo governo dei Talebani. Scena che ha spinto Koofi e altre donne afgane a rispondere postando sui social le foto in abbigliamento colorato, ognuna legata alle tradizioni del proprio gruppo etnico e della propria regione.
“Quando mi sono guardata allo specchio ho avuto un momento di pace, viviamo qui in una prigione”, ha detto al Washington Post una giovane donna che, dopo la vittoria dei talebani, si è nascosta con la sua famiglia per paura di rappresaglie. La campagna iniziata da queste le donne afgane è iniziata con Bahar Jalali, una ex professoressa di storia all’Università americana, che ha raccontato alla BBC di aver iniziato a postare fotografie in abiti tradizionali afgani perché “l’identità e la sovranità afghane sono sotto attacco”. Altre donne l’hanno seguita e con gli hashtag #DoNotTouchMyClothes e #AfghanistanCulture, le donne cercano di confutare la storia dei talebani che il burqa, l’abito tradizionale degli stati del Golfo, è legato alle tradizioni: “Voglio che il mondo sappia che questi abiti indossati dalle donne nelle manifestazioni filo-talebane” non appartengono alla nostra cultura, alla nostra identità”, ha spiegato la storica della televisione britannica.
Anche Ruhi Kan, ricercatrice della London School of Economics, appoggia ala campagna: La cultura afghana è “tutta incentrata sulla gioia ed i colori, questa campagna online non è solo una protesta contro le regole imposte dai Talebani, sulla base di quello che loro ritengono islamico, ma anche contro l’idea occidentale di quello che le donne afghane dovrebbero indossare”.