Affitto con cedolare secca, cosa succede se si registra in ritardo

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
fisco:-verso-cancellazione-cartelle-sotto-i-1.000-euro

(QuiFinanza.it) Registrare in ritardo un contratto di locazione a cedolare secca può portare a delle spiacevoli conseguenze. Comporta, infatti, l’applicazione di una sanzione che varia dal 120% al 140% dell’imposta di registro dovuta sul contratto. I contribuenti hanno, comunque, la possibilità di dimezzare la sanzione nel caso in cui dovessero effettuare la registrazione entro trenta giorni, con l’applicazione del ravvedimento operoso.

Optare per sottoscrivere un contratto di locazione con l’opzione per la cedolare secca, permette di non dover versare l’imposta di registro e l’imposta di bollo. Il contribuente ha la possibilità di accedere a questa agevolazione, perché la cedolare secca, a tutti gli effetti, rappresenta un’imposta sostitutiva di quelle che altrimenti sarebbero previste per i contratti di locazione.

Come abbiamo visto in apertura, però, registrare il contratto in ritardo può portare a delle pesanti conseguenze, almeno sotto il profilo delle sanzioni. Delle sanzioni che si applicano proprio partendo dall’imposta di registro. No, non ci siamo sbagliati. A questo punto, però, è necessario capire come si debbano comportare i contribuenti alle prese con un contratto di locazione a cedolare secca. Ma soprattutto vediamo come funzionano le eventuali sanzioni nelle quali si può incappare.

Come funziona la cedolare secca

Ad introdurre la cedolare secca è stato il D. Lgs n. 23/2011. Fin da subito questa opzione fiscale è stata la preferita dalle persone fisiche, che avevano da dare in locazione un immobile ad uso abitativo. La cedolare secca risulta essere conveniente rispetto alla normale tassazione Irpef, perché è stata introdotta una tassazione proporzionale che si applica sull’ammontare del canone di affitto e che sostituisce la normale tassazione progressiva per scaglioni. Le aliquote che si applicano con la cedolare secca sono le seguenti:

  • pari al 10% per i contratti a canone concordato;
  • pari al 21% per i contratti a canone libero.

I contribuenti, che hanno un’aliquota marginale Irpef superiore rispetto a quella della cedolare secca, possono trovare conveniente scegliere questa opzione. La convenienza aumenta se non hanno delle detrazioni da sfruttare per riuscire ad arrivare ad un’aliquota marginale inferiore.

Grazie alla cedolare secca, inoltre, non è necessario provvedere al pa


© QuiFinanza

Leggi l’articolo completo su QuiFinanza

Condividi questo articolo
Exit mobile version