A Piazza Affari il Ftse Mib in rialzo chiude a +0,5. Telecom Italia la migliore con +4,1%

Di Gianluca Perrotti 2 minuti di lettura
Piazza Affari

La seduta di oggi ha visto il Ftse Mib chudere in positivo portando a casa un +0,5% e chiudendo a 34.670 punti. Buona performance anche per i listini di Francoforte e Madrid, mentre Londra e Parigi sono rimaste pressoché invariate. A Piazza Affari, spiccano gli acquisti su Telecom Italia (+4,1%) grazie alle dichiarazioni del Ceo Labriola su future operazioni di M&A dopo la cessione della rete. Anche Leonardo (+2,4%) e Poste Italiane (+2,1%) hanno registrato guadagni significativi. In rosso, invece, Amplifon (-2,75%) e i titoli petroliferi, con Saipem (-2,3%) che ha accusato il calo del prezzo del greggio.

Settore manifatturiero in difficoltà

I dati sull’attività manifatturiera dell’eurozona hanno mostrato un settore ancora in contrazione, anche se vicino alla stabilizzazione. Negli Stati Uniti, l’indice ISM manifatturiero è sceso oltre le attese a 48,7 punti, evidenziando l’impatto negativo degli elevati tassi di interesse sulla produzione.

Attesa per la riunione della BCE e dati sul lavoro USA

Guardando ai prossimi giorni, l’attenzione è rivolta alla riunione di giovedì della Banca Centrale Europea, dove è previsto l’annuncio del primo taglio dei tassi e le nuove proiezioni economiche. Venerdì, invece, saranno pubblicati i dati americani sul mercato del lavoro di maggio, attesi con grande interesse dagli investitori.

Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund si mantiene a 130 punti base, con il rendimento del decennale italiano in calo al 3,89% e quello del Bund tedesco al 2,59%. Tra le materie prime, l’oro ha superato i 2.340 dollari l’oncia, mentre il petrolio Brent è sceso a 78,5 dollari al barile dopo la riunione dell’Opec+, che ha deciso di estendere i tagli alla produzione, ma di ripristinare parte dell’output a partire da ottobre.

Sul mercato valutario, il cambio euro/dollaro è salito a 1,088, mentre il dollaro/yen è sceso a quota 156,1. Questi movimenti riflettono l’incertezza degli investitori in vista delle prossime decisioni di politica monetaria e dei dati macroeconomici in arrivo.

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