A Ground Zero la cerimonia per commemorare le vittime dell’11 settembre 2001

Di Antonia De La Vega 2 minuti di lettura
cerimonia commemorativa USA

Con l’introduzione della bandiera e dell’inno americano, a Ground Zero è iniziata la cerimonia per commemorare le vittime dell’11 settembre 2001. I membri delle famiglie delle persone morte in seguito all’attacco delle Torri Gemelle presentano fotografie dei loro cari uccisi per colpa di attacchi terrorustici.

“Papà, ci manchi ogni giorno”, ha detto la figlia di una delle vittime, che a turno leggeva i nomi di tutti quelli uccisi con gli altri membri delle famiglie delle vittime degli attacchi dell’11 settembre. È stato osservato un minuto di silenzio prima dell’annuncio dei nomi delle vittime, alle 8.46, quando il primo aereo si è schiantato contro le torri. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la First Lady Jill presenti alla manifestazione che si svolta a  Ground Zero.

Nessun discorso, solo un videomessaggio e il ricordo degli attacchi a tre importanti simboli americani posti a New York, Washington e Pennsylvania.

A vent’anni da quella “terribile mattinata” dell’11 settembre, una cosa è diventata davvero chiara e in grado di essere ricordata in tutto il mondo: “L’America è sempre stata la patria di eroi che corrono incontro al pericolo per fare quello che è giusto”. Queste le parole dell’ex presidente degli USA Barack Obama che ha reso omaggio alle vittime degli attacchi a New York e Washington nel ventesimo  anniversario.

“Lo abbiamo visto dieci anni fa – ricorda l’ex Presidente – quando i nostri militari hanno consegnato alla giustizia Osama bin Laden. E lo vediamo oggi, nei dottori e negli infermieri, sfiniti, che fanno quello che possono per salvare vite, i militari, alcuni dei quali non erano ancora nati, che mettono a rischio le loro vite per salvare gli americani ed aiutare i rifugiati a trovare una vita migliore, i soccorritori che combattono contro le fiamme e le inondazioni per portare in sicurezza le famiglie. Tutte queste persone rappresentano il meglio dell’America – scrive Obama in una dichiarazione – e quello che può e potrebbe unirci”.

 

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