Pandemia e donne a lavoro: indaghiamo gli impatti

Di Antonia De La Vega 3 minuti di lettura
Wall Street

In Italia i problemi legati al lavoro femminile sono ben noti. Come ha influito la  pandemia sul gender gap? Analizziamo i dati

L’analisi del divario di genere globale del World Economic Forum mostra un salto significativo al 2021 dell’Italia, che sale al 63° posto su 156 paesi. Se però si ottengono buoni risultati in campo politico, allora la scarsa partecipazione femminile in ambito economico porta il nostro Paese a scendere al 114° posto tra le maglie nere a livello europeo. Nel Belpaese i problemi legati al lavoro femminile sono ben noti: la bassa occupazione e un ampio divario salariale si accompagnano a grandi difficoltà di opportunità di carriera e di accesso alla formazione STEM. Un dato allarmante è anche la percentuale di donne costrette a lavorare part-time che, secondo il Rapporto sui problemi di genere, si aggira intorno al 60% rispetto alla media UE del 21,6%.

Ciò si riflette direttamente nella configurazione del tessuto imprenditoriale italiano, di cui solo il 22% -meno di 1 su 4- è in imprese rosa, con differenze più o meno marcate a seconda del settore di attività economica (ci sono più donne che in terziario, a danno di chi opera esclusivamente nell’industria).

Possiamo però essere ottimisti con gli ultimi dati Istat di dicembre 2021: non solo il tasso di occupazione complessivo aumenta, tornando ai livelli pre-pandemia (59%), ma il tasso di occupazione femminile sale al 50,5%. In particolare, un aumento mensile di 0,3 punti dell’occupazione femminile è seguito da una diminuzione della disoccupazione e dell’inattività e un aumento annualizzato di 2,5 punti dell’occupazione femminile rispetto a +1,2 punti per gli uomini.

Segnali positivi si possono trovare anche nel Gender Diversity Index 2021, lanciato da European Women on Boards nel gennaio 2022 e che esamina la rappresentanza di genere nei consigli di amministrazione e nell’alta dirigenza delle grandi aziende europee. Lo studio, a cui hanno partecipato 668 società quotate di 19 paesi europei, mira a misurare la reale capacità delle aziende di offrire specificamente pari opportunità a uomini e donne.

Con un Gender Diversity Index di 0,62, l’Italia ha ottenuto un punteggio leggermente superiore alla media europea ed è cresciuta dal 2020, pur mantenendo invariato il 6° posto. I dati mostrano che il nostro Paese ha la percentuale più alta di donne nei consigli/comitati di sorveglianza (47%) e che il Paese ha il terzo numero di donne nei consigli di amministrazione (15%).

Tuttavia, al di fuori della sala del consiglio, la leadership femminile è ancora lontana dall’essere equilibrata. L’Italia, infatti, è in fondo alla classifica per numero di leader donne, che è solo del 3%, mentre la percentuale di presenti ai livelli dirigenziali si ferma al 17%.

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