Secondo le previsioni dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre e dell’Istat, l’Italia si troverà di fronte a una drastica diminuzione della popolazione in età lavorativa nei prossimi 10 anni. Si stima che entro il 2034 ci saranno ben 3 milioni di lavoratori in meno nel Paese, con una diminuzione dell’8,1% rispetto ai numeri attuali. Questo fenomeno è principalmente dovuto all’invecchiamento della popolazione, con una maggiore proporzione di anziani rispetto ai giovani.
Il Mezzogiorno il più colpito dalla crisi demografica
Le province italiane più colpite da questa diminuzione saranno quelle del Sud, con una riduzione significativa della forza lavoro. Tuttavia, in modo paradossale, il Mezzogiorno potrebbe reagire meglio rispetto al Nord. Le regioni meridionali potrebbero colmare in parte i vuoti occupazionali nei settori agroalimentare e ricettivo, come hotel, bar e ristoranti.
Le conseguenze di questa crisi demografica non riguardano solo il mondo del lavoro, ma possono coinvolgere anche i conti pubblici del Paese. Con una maggiore spesa per sanità, pensioni, farmaci e assistenza sociale per la popolazione anziana, l’Italia potrebbe trovarsi di fronte a nuove sfide finanziarie ed economiche.
L’impatto micidiale sull’economia
Le piccole imprese italiane, già alle prese con il divario tra domanda e offerta di lavoro, potrebbero subire contraccolpi significativi. Le medie e grandi imprese, invece, potrebbero godere di una maggiore attrattiva per i giovani sul mercato del lavoro, grazie a stipendi più elevati, flessibilità oraria e benefit aziendali.
Settori economici cruciali come l’immobiliare, i trasporti, la moda e l’ospitalità potrebbero subire una contrazione strutturale del Pil a causa della maggiore proporzione di anziani nella popolazione. Tuttavia, le banche potrebbero trarre vantaggio da questa situazione, con un aumento dei depositi bancari da parte delle persone anziane.