Arrivano conferme sulla richiesta di prestito, garantito da SACE, fatta da FCA a Intesa Sanpaolo. E’ la stessa azienda con sede a Torino a diradare definitivamente i dubbi sulla vicenda, confermando l’avvenuta richiesta (avanzata a fine aprile), l’ammontare del prestito e le motivazioni che l’hanno spinta a questo passo.
Come si legge nel comunicato del Lingotto, i passati tre mesi sono stati “un periodo senza precedenti, in cui le azioni tempestive messe in atto per mettere al sicuro dipendenti, famiglie e comunità durante l’emergenza da Covid-19, hanno comportato il totale blocco della produzione e delle attività di vendita di FCA in Italia“. E ora che la produzione può riprendere, la consociata italiana di FCA (la holding del gruppo, che ha sede legale nei Paesi Bassi e sede fiscale a Londra) ha necessità di liquidità per sostenere tutte le aziende dell’indotto, evitando ritardi nei pagamenti ai fornitori.
Prestito FCA garantito dallo Stato: le motivazioni
A seguito delle indiscrezioni riportate da Milano Finanza e riprese da agenzie di stampa e quotidiani, FCA Italy ha diffuso un quotidiano nel quale conferma la richiesta di prestito garantito da SACE, avanzata a fine aprile, ed equivalente al 25% del fatturato aziendale del 2019 (6,3 miliardi di euro).
Si tratta, si legge nella nota stampa pubblicata sul sito dell’azienda, di una linea di credito triennale, destinata alle attività italiane del gruppo e gestita attraverso un metodo innovativo. “Tutte le erogazioni derivanti dalla linea di credito – si legge nel comunicato – sarebbero gestite attraverso conti correnti dedicati, accesi con Intesa San Paolo al solo scopo di supportare la gestione operativa dei pagamenti alla filiera italiana dei fornitori, sostenendone i livelli di liquidità e garantendo al contempo la ripartenza delle produzioni e gli investimenti negli impianti italiani”.
L’intenzione di FCA Italy, si legge sempre nella nota, è di dare continuità al piano di investimenti nel nostro Paese, che ha già portato all’avvio della produzione della 500 elettrica a Torino Mirafiori e Jeep Renegade e Compass ibride a Melfi. Per farlo, dunque, ha deciso di attivare una linea di credito presso il più grande gruppo bancario italiano (Intesa Sanpaolo, per l’appunto), in modo da sostenere le oltre 17 mila imprese dell’indotto che danno lavoro a più di 320 mila persone.
Conte: azienda italiana che produce in Italia
Sulla questione si è anche espresso il premier Conte che, nel corso della conferenza stampa per annunciare le misure del Decreto 16 maggio. Il primo ministro, nel rispondere a una domanda, ha spiegato che FCA è una grande azienda italiana, che dà lavoro a migliaia di lavoratrici e lavoratori italiani. Comunque, dalle parole del Premier Conte è emerso che la procedura non è ancora conclusa e la pratica è tutt’ora in fase di valutazione.
Riforma fiscale per attirare le aziende?
La domada ha fornito un assist al Premier per parlare anche del prossimo decreto sul quale l’Esecutivo sta lavorando: il Dl Semplificazioni. Un provvedimento che, afferma il primo ministro Giuseppe Conte, conterrebbe anche delle norme per rendere l’Italia maggiormente attrattivo nei confronti delle aziende, italiane e straniere.
“Dobbiamo rendere più attraente il nostro ordinamento giuridico – ha affermato l’inquilino di Palazzo Chigi nel corso della conferenza stampa. Dobbiamo porci il problema: perché vanno all’estero? C’è un diritto societario in Olanda più favorevole? Stiamo lavorando a questo. Stiamo introducendo delle modifiche societarie, che andranno certamente nel Decreto Semplificazioni, per scongiurare questa maggiore competitività di altri Paesi, addirittura all’interno dell’Unione Europea, che per me è inaccettabile. Ovviamente, non c’è solo un diritto societario giudicato più attraente, ci sono anche delle agevolazioni fiscali, il cosiddetto dumping fiscale. Non intendiamo più concedere questi vantaggi a Paesi diretti competitors. Stiamo lavorando a questo”.
Insomma, stando alle parole del Premier, dovrebbe presto arrivare una riforma del diritto societario del nostro Paese e una conseguente riforma fiscale, che dovrebbe rendere il “sistema Italia” più attraente per tutte le imprese. Non solo quelle italiane.
Articolo originale di Quifinanza.it.