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Dai minimi di novembre 2021 la corona svedese ha preso circa un quinto del suo valore nei confronti dell’euro e questo comincia a preoccupare i responsabili dell’economia svedese. La debolezza della valuta domestica ha fatto crescere le esportazioni del 6% nei 12 mesi fino a luglio, grazie alla maggiore competitività dei prodotti. Tuttavia, l’estrema volatilità rende difficile per gli esportatori effettuare una pianificazione del business. Sul fronte dell’import il potere di acquisto in territorio straniero dei commercianti svedesi è diminuito e i prodotti sono diventati più cari per effetto della svalutazione della moneta. Ciò genera inflazione importata dall’estero e costringe la Riksbank a mantenere i tassi d’interesse alti più a lungo per combattere l’aumento dei prezzi al consumo.
Il prossimo 21 settembre la Banca centrale di Svezia attuerà probabilmente un altro rialzo del costo del denaro al 4%, scelta che dovrebbe ripetersi a novembre quando potrebbe concludersi il ciclo di restrizione monetaria. Le famiglie e le imprese però sono in difficoltà di fronte ai maggiori oneri sui prestiti contratti per consumo e investimento. “La Riksbank è tra l’incudine e il martello. Da un lato vuole abbassare l’inflazione, d’altra parte non vuole far crollare l’economia”, ha detto il capo economista di Nordea, Annika Winsth.
Corona svedese: 4 ragioni spiegano il crollo
Sul motivo per cui la corona svedese si sta indebolendo così tanto non c’è molta chiarezza, soprattutto se si guarda alla situazione economico-finanziaria della Svezia. Il Paese scandinavo è tra le economie più virtuose, con una crescita sostenuta, un debito pubblico tra i più bassi dell’Unione Europea e un settore bancario tra i più solidi e redditizi della regione.
E allora cosa sta succedendo? Secondo gli analisti, le ragioni potrebbero essere quattro. In primis “i mercati potrebbero ancora percepire che la Riksbank sia accomodante”, sostiene l’economista senior di SEB, Robert Bergqvist. Questo nonostante nell’ultimo anno e mezzo i tassi d’interesse siano saliti da zero al 3,75%, sostanzialmente in linea con la politica della Banca centrale europea. Un’altra ragione può derivare dal fatto che gli shock degli ultimi anni, quali il Covid-19 e la guerra Russia-Ucraina, abbiano spinto gli investitori verso le tradizionali valute rifugio, respingendo quelle più assoggettate a rischi di volatilità. In terzo luogo possono avere inciso le tensioni sull’ingresso della Svezia nella NATO, con la Turchia che si è messa di traverso per impedirne l’adesione. Infine, in Svezia preoccupa il settore immobiliare, a causa dell’aumento dei tassi d’interesse che ha fatto calare la domanda e del pesante indebitamento che mette a repentaglio la stabilità finanziaria della nazione.
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