(Money.it) Com’è noto, un colloquio di lavoro può essere un momento davvero importante per la carriera sia di un lavoratore con esperienza, che cerca un ambiente professionale nuovo, migliori condizioni di lavoro e uno stipendio più corposo, ma anche per chi l’esperienza la deve ancora fare tutta, ad es. perché neolaureato o neodiplomato e alla ricerca di una prima occupazione che, da un lato, sia anche formativa e, dall’altro, gli permetta di portare a casa qualche soldo.
Ebbene, i selezionatori ad un colloquio solitamente fanno domande relative alle proprie competenze, capacità e titoli di studio conseguiti, ma talvolta i più ’disinvolti’ potrebbero anche cercare di indagare su aspetti più personali del candidato o della candidata, al fine di ricostruire un profilo più accurato e magari ottenere qualche ulteriore informazione di supporto, che reputino interessante per dare una valutazione più dettagliata e decidere chi ammettere alla fase successiva della selezione – avvicinandolo ad una possibile assunzione.
Il punto è però capire quali domande i selezionatori non possono fare. Ad es. questi ultimi possono chiedere a chi sostiene il colloquio di lavoro se ha dei figli o se ha volontà di averne? Si tratta di una domanda lecita o legale, oppure la richiesta di saperlo va contro i diritti del candidato alla propria riservatezza e a non divulgare informazioni sulla propria vita privata? Lo vedremo insieme nel corso di questo articolo, onde fugare ogni dubbio a riguardo.
Domande vietate ad un colloquio: ecco la legge a tutela della privacy e contro le discriminazioni
Vi sono domande fatte apposta per mettere in difficoltà chi si presenta al colloquio di lavoro perché interessato ad una certa offerta: “Come si vede fra 10 anni?”, “Come si descriverebbe con un solo aggettivo?”. Questi sono solo due esempi di domande che hanno la finalità di provare a mettere in difficoltà il candidato o la candidata, e permettere dunque ai selezionatori di studiare le reazioni. Ciò permetterà di capire se la persona che hanno di fronte ha davvero tutte le carte in regola per svolgere il lavoro per cui si è presentata al colloquio.
Attenzione però, fare domande ’sfrontate’, dirette o comunque aventi l’obiettivo di capire meglio il carattere e la personalità di una persona, non significa al contempo aver diritto di sapere cose che riguardano aspetti personali, della vita privata o famigliari.
A queste domande, lo rimarchiamo, la persona che sostiene il colloquio non è obbligata a rispondere,
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