(BorsaeFinanza.it)
Il dollaro USA potrebbe essere al capolinea. Gli investitori sembrano non credere più a un ulteriore rafforzamento del biglietto verde e hanno ripreso a vendere massicciamente dopo i dati sull’inflazione americana. L’indice dei prezzi al consumo del mese di giugno è sceso al 3% dal 4% di maggio, superando le attese che lo vedevano al 3,1%. Manca poco perché il costo della vita si allinei a quelli che sono gli obiettivi di lungo termine della Federal Reserve, che vuole un indice al 2,5%.
Tutto ciò significa che la Banca centrale potrebbe essere davvero giunta alla fine o quasi del suo ciclo di rialzo dei tassi d’interesse partito a marzo dello scorso anno. La prossima riunione del 25-26 luglio sarà quanto mai importante, perché ora le aspettative sono che la Fed abbandonerà l’approccio da falco dopo aver minacciato una ripresa delle strette a seguito della pausa di giugno. L’istituto monetario guidato da Jerome Powell potrebbe anche effettuare un altro ritocco da un quarto di punto, ma il mercato non si aspetta che vada oltre successivamente.
Giocoforza, il dollaro USA non ha più lo stesso appeal di prima, in quanto risulta essere meno redditizio con il calo dei rendimenti. “Molto dipende da ciò che sentiremo dal FOMC tra un paio di settimane – che deciderà molto il destino del dollaro USA e darà il tono per il resto dell’estate”, ha affermato Fiona Cincotta, strategist dei mercati del City Index. “Se ci sarà qualche accenno di accomodamento nella Fed, allora gli orsi del dollaro avranno la scusa per continuare a trascinare la valuta in basso”, ha aggiunto.
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Gli investitori guardano quindi ad altre divise, che al momento sembrano più attraenti. Una di queste è l’euro, che è salito fino a quasi 1,12 sul dollaro a seguito dei dati sull’inflazione USA. Il punto di forza della moneta unica in relazione al biglietto verde è che la Banca Centrale Europea non sembra minimamente intenzionata a mollare la presa nella lotta all’inflazione e quasi sicuramente effettuerà altri rialzi del costo del denaro nelle prossime riunioni. Si potrebbe insomma determinare una sorta di divergenza di politica monetaria tra BCE e Fed nei prossimi mesi che avvantaggerebbe l’euro, penalizzando il dollaro. “La diffusione dei dati sull’inflazione statunitense è l’ultima prova che stavamo aspettando per raccomandare di andare di nuovo lunghi su EUR/USD. Puntiamo a 1,15 che è la nostra previsione di fine anno, ma come abbiamo sostenuto in precedenza, vediamo un intervallo di 1,15-1,20 entro la fine del 2023 come del tutto possibile”, ha affermato George Saravelos, co-responsabile globale della ricerca FX di Deutsche Bank.
Un’altra valuta che potrebbe guadagnare molte posizioni sul dollaro USA è la sterlina britannica. Il cross GBP/USD ha rotto quota 1,30 per la prima volta da aprile 2022 ed è destinato al suo sesto giorno consecutivo di rialzi. I trader stanno comprando la moneta britannica perché l’inflazione nel Regno Unito
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