(Money.it) Quando si forma una nuova famiglia, non è raro che genitori e suoceri contribuiscano materialmente alla sua stabilità, anche mettendo a disposizione un’abitazione. Per via dei rapporti familiari che intercorrono difficilmente questa concessione viene regolamentata, insomma non sembra esserci alcun contratto che sancisca l’accordo, basato più che altro sulla fiducia delle parti. Ma allora cosa fare se i suoceri o i genitori vogliono indietro la casa?
Bisogna lasciare l’abitazione da un momento all’altro oppure c’è qualche possibilità di tutela? Iniziamo con il dire che pur mancando, almeno in apparenza, un contratto, l’impegno preso dai suoceri o genitori che hanno prestato la propria abitazione non può sempre essere deliberatamente ignorato. Vediamo cosa prevede la legge.
Genitori o suoceri che prestano la casa, cosa succede
Nel momento in cui i genitori o i suoceri – intesi anche figurativamente nel caso in cui la coppia non sia sposata – mettono a disposizione una propria abitazione si realizza un contratto di comodato. Anche se l’accordo avviene spesso in modo completamente informale e senza forma scritta, c’è comunque un contratto alla base che regolamenta la situazione.
Il contratto di comodato, infatti, non necessita della forma scritta, né tantomeno della trascrizione (se in forma verbale), ma si può semplicemente realizzare in forma verbale con la manifestazione della volontà delle parti, anche implicita, e senza esigenza di particolari formalismi. Di fatto, il contratto di comodato realizza un prestito a titolo gratuito (se non specificato altrimenti), con il quale la famiglia acquisisce il diritto di utilizzare la casa, mentre la proprietà resta ai titolari; quindi, i genitori o i suoceri.
Capire che quello che si realizza, spesso inconsapevolmente, è un contratto di comodato è fondamentale per individuare quali sono le tutele a disposizione delle parti. Da un lato, vi sono i suoceri o i genitori che conservano la proprietà e potrebbero averne nece
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