(BorsaeFinanza.it) Nel trimestre tra il 31 ottobre 2022 e il 31 gennaio 2023, l’argento ha reso più dell’oro nel mercato dei metalli preziosi. La sovraperformance del “metallo per tutte le monete”, spesso e volentieri considerato come il brutto anatroccolo dei beni rifugio, ha ridestato l’interesse degli investitori nei confronti del “pallido metallo” nelle sue svariate forme. Tra queste, spicca il tallero d’argento, una grossa moneta in uso in Europa fin dal Quattrocento e coniata soprattutto per i commerci di spezie, seta e porcellana con l’Oriente.
Cos’è il tallero d’argento: la sua storia
Il tallero è una delle monete più collezionate al mondo. Comincia ad avere una larghissima diffusione in Germania e nel resto dell’Europa centrale a partire dal Cinquecento, quando il Sacro Romano Impero decide di affiancare al Gulden (il comune fiorino) il Reichstaler come valuta imperiale. A favorirne l’esplosione e l’uso comune sono i mezzi talleri, le frazioni del mezzo, quarto e ottavo.
Fissato lo standard nel 1566 con la convenzione di Lipsia, la massima produzione avviene nel Seicento con i talleri multipli, noti in Germania come Löserthaler. A coniarli sono le Zecche del Brunswick-Wolfenbüttel e del Brunswick-Lüneburg. Ma esistono numerosi esemplari di talleri: il Joachimsthaler boemo, il Guldiner svizzero e alsaziano, il Konventionstaler prussiano, il Daalder e il Rijksdaalder olandesi, i Rigsdaler, Riksdaler e Speciedaler scandinavi, il Tolar sloveno (l’ultima nazione europea ad averne abbandonato l’uso), il Vereinsthaler austro-ungarico. Quest’ultimo rimane in vigore fino al 1872 in Germania (quando gli subentra il marco) e fino al 1867 in Austria e Ungheria.
Tra i talleri più diffusi, occupa un posto di rilievo quello del
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