(Money.it) Le raccomandazioni di primavera della Commissione europea non sono state positive per l’Italia. Nulla di così inusuale, in linea teorica, ma su alcuni punti la pressione comunitaria sembra particolarmente insistente e preoccupante. I richiami al governo Meloni sono stati diversi, a partire da quelli sui ritardi del Pnrr.
L’ha detto, con qualche giro di parole, il commissario all’Economia Paolo Gentiloni: l’Italia deve chiedere la quarta e la quinta tranche. La prima in scadenza il 30 giugno e la seconda il 31 dicembre del 2023. Ottenere i fondi, però, non è così semplice: “Per mantenere un tale ritmo occorre che la discussione sulle richieste di modifica del Piano avvenga prima possibile, altrimenti le cose diventano difficili”.
Come a dire che l’Italia deve fare in fretta o rischia di rimanere senza fondi. Se le proposte di modifica non arrivassero entro giugno, ha sottolineato Gentiloni, “il ritmo delle rate sarebbe a rischio”. Per dirla in maniera più esplicita, l’Italia rischia di non ricevere i 40 miliardi previsti dal Recovery fund per il 2023. Potrebbe, addirittura, restare a secco per tutto l’anno, in un’ipotesi estrema.
Non è un caso che il ministro che ha il dossier in mano, Raffaele Fitto, stia chiedendo ai ministri di presentare subito le richieste di modifica. L’obiettivo è di arrivare a Bruxelles con il dossier chiuso entro metà giugno. I problemi però restano: Regioni e Comuni sembrano indietro coi tempi e lamentano la volontà dello stesso Fitto di centrali
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