(BorsaeFinanza.it) Il Parlamento europeo ha ufficialmente ratificato la riforma del sistema ETS, il programma di scambio delle quote di emissione che punta ad una drastica riduzione dell’inquinamento dell’aria e alla prevenzione dei cambiamenti climatici. Nella votazione sulla modifica cruciale della direttiva 2003/87/CE, 23 Paesi su 27 (Italia inclusa) hanno votato a favore. Belgio e Bulgaria si sono astenuti, mentre Polonia e Ungheria hanno votato contro. Ma in che consiste di preciso il sistema di scambio di emissioni di CO2, come funziona e cosa prevede la riforma che innalza gli obiettivi di decarbonizzazione?
Sistema ETS: cos’è e come funziona
ETS è un acronimo che sta per Emissions Trading System: con questa sigla si intende il sistema di scambio di quote di emissioni di anidride carbonica. Uno dei tre pilastri del pacchetto Fit for 55, il sistema ETS è stato avviato nel 2005 ed è rivolto in modo specifico alle industrie per promuovere la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, con il traguardo di zero emissioni nette entro il 2050. Il principio è “chi inquina paga”, in particolare gli impianti industriali ad alto consumo di energia (chi produce elettricità, le raffinerie di petrolio, le acciaierie e le produzioni di ferro, metalli, alluminio, cemento, calce, vetro, ceramica, pasta di legno, carta, cartone, acidi e prodotti chimici organici) e le compagnie aeree dello spazio economico europeo (SEE).
Attivo in 31 Paesi, ovvero i 28 dell’Unione, l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia, il sistema ETS impone a oltre 11.000 fabbriche, centrali elettriche e aziende di richiedere un permesso per ogni tonnellata di CO2 emessa. L’industria e le linee aeree europee sono quindi obbligate a pagare le quote di CO2 prodotte, pari a circa il 40% delle emissioni totali di gas ad effetto serra. L’assioma è che meno si inquina e meno si paga. Le imprese acquistano quote individuali attraverso aste, con il prezzo che segue le regole della domanda e dell’offerta. Altrimenti, in alcuni settori considerati a rischio, le ricevono gratis per evitare i trasferimenti in regioni c
© Borsa e Finanza