(Money.it) Registrare il contratto d’affitto presso l’Agenzia delle Entrate oltre a essere obbligatorio è molto utile per salvaguardare le parti. La responsabilità dell’obbligo e il relativo pagamento non sono però considerate in modo univoco. In particolare, la registrazione è dovuta dal proprietario di casa, mentre la spesa può essere addossata anche all’inquilino. Vediamo in che modo.
Obbligo di registrazione del contratto d’affitto
Registrare il contratto di affitto non è una mera formalità, bensì un vero e proprio obbligo fiscale da adempiere se non si vuole incorrere in sanzioni. L’obbligo è ovviamente necessario al deposito presso l’Agenzia delle Entrate e alla relativa tassazione, ma assolve anche l’importante funzione di garanzia per entrambe le parti.
Il conduttore è tutelato in quanto l’inquilino non può recedere dall’affitto senza rispettare alcuni vincoli, e viceversa. La registrazione del contratto d’affitto è quindi fondamentale, ma prevede alcuni costi per l’imposta di registro e l’imposta di bollo.
Chi deve pagare la registrazione del contratto d’affitto
L’Agenzia delle Entrate si adegua al principio declamato dalla legge, per il quale il locatore e il locatario sono considerati obbligati in solido per quanto concerne le spese del contratto d’affitto. Ciò significa, in concreto, che l’Agenzia delle Entrate in qualità di creditore può pretendere l’adempimento da entrambe le parti e, in caso di inadempimento, rivalersi su entrambe allo stesso modo.
Di conseguenza il pagamento dei costi per la registrazione del contratto di affitto deve essere diviso fra il proprietario e l’inquilino in parti uguali. Ciò non esclude la possibilità delle parti di concordare una ripartizione differente o di addossare l’intera spesa a carico del proprietar
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