(BorsaeFinanza.it) La Tunisia sta vivendo una fase di profonda crisi sociale, economica e politica. Il Fronte di Salvezza Nazionale, l’insieme di forze che da mesi si oppone al presidente Kaïs Saïed, chiede la destituzione ufficiale del Capo dello Stato e il rilascio dei prigionieri politici. Persino ONU e UNHCR hanno richiamato il leader tunisino per i violenti incidenti avvenuti tra la polizia e i profughi, richiedenti asilo e migranti dell’Africa subsahariana presenti nel Paese.
In una cerimonia a Monastir per il 23° anniversario della morte di Habib Bourghiba, Saïed ha aspramente criticato il Fondo Monetario Internazionale in merito alle riforme richieste dall’FMI come condizione per ottenere un prestito in grado di risollevare la fragilissima situazione economica tunisina. “I diktat dall’estero che portano solo a un ulteriore impoverimento sono inaccettabili, l’alternativa è contare su noi stessi”, ha dichiarato il presidente.
Poche ore dopo, Mahmoud Ben Mabrouk, il portavoce del Movimento 25 luglio, forza di governo diventata un vero e proprio blocco parlamentare composto da 80 deputati, ha riferito che la Tunisia si avvia a presentare domanda di adesione al gruppo BRICS. Diverse strategie sono allo studio, ma l’opportunità di accesso ai BRICS “non è esclusa”, ha precisato Mabrouk riportando fonti vicine all’esecutivo. Ma ad oggi quanti sono i Paesi BRICS e cosa vuol dire farne parte? Ecco tutto quello che c’è da sapere su questa realtà che sta facendo perdere sempre più terreno al Washington Consensus.
BRICS, cos’è il gruppo dei Paesi emergenti
Dietro il nome BRICS c’è un semplice acronimo, ovvero le iniziali dei cinque Stati membri che rappresentano le maggiori economie emergenti con una forte crescita del PIL e abbondanti risorse naturali strategiche: Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica. Un forum di potenze alternative al G7 e parallele al G20. Questa denominazione è stata assunta
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