(BorsaeFinanza.it) Sembrano lontani i tempi in cui la Cina veniva considerato un Paese non investibile da parte di analisti e strategist di mercato di tutto il mondo. Oggi Pechino attrae come non mai gli investitori esteri e non sono poche le ragioni a supporto di questa scelta, che si riconducono soprattutto al cambio di atteggiamento delle autorità governative rispetto al passato. Il Dragone aveva massacrato le grandi aziende tecnologiche con una feroce campagna repressiva a partire dal 2020 e fino a pochi mesi fa, nell’ambito di una lotta spietata verso le strutture a conglomerato. Ma altri settori erano stati colpiti duramente, come quello immobiliare, dei giochi e del tutoring scolastico, per perseguire quella che il premier Xi Jinping considerava “la prosperità comune”.
Lo scorso anno invece il riaffacciarsi del Covid-19 aveva spinto il governo a chiudere il Paese per diversi mesi. La conseguenza è stata che alla fine dello scorso anno la Cina è cresciuta appena del 3%, riportando il tasso più basso degli ultimi decenni. Tutte queste sono state le motivazioni che hanno messo in fuga gli investitori dai mercati finanziari cinesi. Oggi però la superpotenza economica ha riaperto le attività non curandosi più del virus e ha alleggerito la pressione sulle grandi compagnie del Paese rasserenando i rapporti. Lo conferma la recente decisione di Alibaba di scorpo
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