(Money.it) In caso di debiti, spesso si parla della morte sopraggiunta del debitore e dei dubbi relativi alla possibilità di riscossione del credito. Parimenti problematica può essere però la morte del creditore, circostanza in cui è molto importante sapere cosa succede al debito in questi casi e come agire per evitare conseguenze spiacevoli.
Morte del credito: si estingue il debito?
I debitori più ottimisti e poco informati sulla materia successoria potrebbero sperare che la morte del debitore provochi l’estinzione del debito. A livello puramente teorico un ragionamento del genere presenta comunque dei criteri logici: il debito è stato contratto nei confronti personali di una determinata, se questa non c’è allora non c’è più il debito.
Fortunatamente – o sfortunatamente, dipende dal punto di vista – non funziona in questo modo. Per effetto delle regole di successione, tutti i diritti patrimoniali del defunto passano ai suoi eredi, debiti compresi. In sostanza il debito rimane invariato, cambiano piuttosto le persone a cui si deve ripagarlo. Qualche speranza di non doverlo pagare, comunque, rimane ancora. Affinché gli eredi possano riscuotere il debito è necessario che:
- Sia stata accettata l’eredità;
- il debito non sia caduto in prescrizione.
Condizioni determinante per riscuotere i crediti del defunto, sulle quali i chiamati all’eredità dovrebbero allertarsi il prima possibile per evitare di perdere il diritto di riscossione. Il debitore non potrà più essere obbligato all’adempimento se dovessero essere trascorsi i termini di prescrizione (variabili a seconda del debito) senza alcuna azione da parti degli
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