(Money.it) I rapporti di lavoro presentano una varietà di questioni pratiche che meritano di essere chiarite e una in particolare attiene alle modalità di pagamento della retribuzione. La domanda che ci porremo di seguito e a cui daremo risposta è la seguente: il lavoratore subordinato può chiedere al datore di lavoro di conseguire la retribuzione su un conto corrente non suo, ovvero non intestato a lui?
Potrebbe apparire anomala una richiesta del genere, da parte del dipendente all’azienda, ma così non è. Oggigiorno infatti, a causa dell’aumento dell’inflazione e del carovita, sono sempre di più coloro che, pur avendo un lavoro, si trovano con una insostenibile mole di debiti, tanto da rischiare concretamente il pignoramento dello stipendio o del conto corrente, da parte dei creditori e della stessa Agenzia delle Entrate Riscossione.
Ecco perché vedremo insieme, nel corso di questo articolo, se il lavoratore-debitore può utilizzare l’’escamotage’ di farsi accreditare lo stipendio in un conto corrente non suo, onde evitare che le relative somme possano essere aggredite dal creditore o dai creditori. I dettagli.
Pagamento dello stipendio e divieto dell’uso dei contanti
Abbiamo appena detto che il quesito riguarda chi è indebitato – perché la legge ammette la possibilità di subire il pignoramento diretto dello stipendio – ma attenzione: in verità l’argomento tocca anche i lavoratori che non hanno problemi di debiti, vale a dire chi semplicemente al momento – per le ragioni più svariate – non ha un conto corrente o una carta prepagata con Iban. E ricordiamo anche che proprio il codice Iban è fondamentale per l’accredito dello stipendio con bonifico.
Si potrebbe pensare ad aggirare il problema facendosi pagare lo stipendio in contanti, ma la risposta che diamo in proposito è negativa. Infatti dal primo luglio 2018 questa possibilità non è consentita perché le retribuzioni dei lavoratori dipendenti e dei collaboratori possono essere versate soltanto con modalità tracciabili, vale a dire con meccanismi che non nascondano l’operazione agli occhi del Fisco.
Infatti, lo stipendio, a seguito del varo delle regole di cui alla legge di Bilancio 2018 – in particolare l’art.1 comma 911 – non può più essere pagato in banconote, ma esclusivamente con strumenti tracciabili (salvo alcuni rapporti di lavoro specifici, come quelli di lavoro domestico).
Interessante anche accennare al fatto che, se il datore di lavoro non è in grado di dimostrare il versamento della retribuzione con mezzi tracciabil
© Money.it