(Money.it) Il comitato pari opportunità del consiglio direttivo della Corte di Cassazione ha chiesto all’Accademia della Crusca le indicazioni per la scrittura degli atti giudiziari nel rispetto della parità di genere e dell’inclusività. Così, l’Accademia ha chiarito i dubbi riguardo alla declinazione femminile dei nomi, all’uso degli articoli e della schwa.
L’opinione dell’Accademia della Crusca sulla parità e il linguaggio inclusivo
I suggerimenti dell’Accademia della Crusca circa la scrittura inclusiva indirizzati alla Corte di Cassazione sono in realtà applicabili a qualunque genere di scrittura, anche diversa dagli atti giudiziari. Prima di spiegare quali sono le nuove regole, l’Accademia ha chiarito il rapporto tra l’inclusività della scrittura e la distinzione tra genere maschile e femminile prevista dalla lingua italiana.
In particolare, l’Accademia della Crusca desidera eliminare le asimmetrie tra i generi grammaticali, che devono essere usati quando necessari senza alcuna discriminazione. In questo modo, l’Accademia intende aggiornare la lingua, eliminando il retaggio storico patriarcale, ma anche educare la popolazione. Il linguaggio ha infatti il potere di condizionare la percezione della realtà, e viceversa.
Questa concezione è però messa in discussione dalle neuroscienze moderne, secondo le quali è dubbio il fatto che la lingua sia da sola un condizionamento rispetto alla percezione di dati empirici e reali. Di conseguenza, c’è chi teme un intervento troppo massiccio. Allo stesso tempo, è innegabile il contrario: ossia il modo in cui la realtà finisce per influenzare inevitabilmente il linguaggio, ecco perché l’Accademi
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