La pensione di invalidità civile e l’assegno ordinario non possono essere concessi se si ha già compiuto 65 anni, poiché in questo caso spetta la pensione sociale. Inoltre, l’invalidità civile non può essere riconosciuta a chi ha superato i 65 anni di età.
Questa decisione è stata confermata dalla Cassazione, che ha accolto il ricorso dell’INPS e respinto la richiesta dell’assicurata.
Secondo quanto stabilito dalla Corte con la recente ordinanza n. 3011/2022, la pensione di invalidità civile e l’assegno ordinario di invalidità non possono essere concessi ai soggetti il cui stato di invalidità è stato riconosciuto dopo aver compiuto 65 anni. La pensione di inabilità e l’assegno di invalidità civile di cui agli articoli 12 e 13 della legge n. 118 del 1971 non possono essere concessi a coloro la cui invalidità si è manifestata dopo aver compiuto i 65 anni di età, o che hanno fatto richiesta dopo aver raggiunto questa età.
Cosa si deduce?
Questo è confermato dal sistema normativo complessivo, che prevede il beneficio alternativo della pensione sociale per coloro che hanno superato i 65 anni di età, anche in sostituzione delle prestazioni di inabilità già in corso, come previsto dall’articolo 8 del decreto legislativo n. 509 del 1988.
Tuttavia, la Cassazione ricorda che per coloro che hanno superato i 65 anni è possibile accedere alla pensione sociale, anche in sostituzione delle prestazioni di inabilità già in corso.
Cosa accade per le altre pensioni di invalidità?
Le pensioni di invalidità sono state rivalutate per il 2023 in base all’indice di inflazione, per adeguarle al maggior costo della vita. Gli aumenti riguardano sia gli importi di pensioni e assegni, sia quelli delle indennità, a qualsiasi titolo erogati a invalidi civili, ciechi civili e sordi. Tuttavia, cambiano anche i limiti di reddito previsti per il diritto all’assegno mensile degli invalidi parziali e delle indennità di frequenza, stabilito per la pensione sociale: tali importi risultano aumentati del 5,1%.