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Le materie prime hanno ritracciato nelle prime settimane del 2023, dopo un anno in cui si è registrato un rally impressionante. Soprattutto quelle legate alle risorse energetiche come gas e petrolio hanno dato prova nel 2022 di una forza straordinaria, facendo leva sulla crisi energetica determinata dalla carenza degli approvvigionamenti e aggravata dalla guerra Russia-Ucraina. Il greggio è arrivato a sfiorare i 140 dollari al barile, livelli che non si vedevano dal 2008, mentre in Europa il gas naturale, con un massimo di 340 euro a megawattora, ha segnato un balzo di oltre 15 volte i prezzi di prima dell’invasione dell’Ucraina. Tutto ciò nonostante l’economia cinese fosse ferma ai box per i blocchi determinati dalle autorità al fine di perseguire la politica zero Covid.
La distruzione della domanda, unita a un inverno più mite rispetto alle previsioni e al riempimento degli stoccaggi di gas in Europa, ha fatto crollare le quotazioni del gas fin sotto i 50 euro a megawattora, mentre il petrolio da diversi mesi si mantiene stabilmente sotto i 100 dollari al barile. Hanno prodotto il loro effetto anche le sanzioni occidentali alla Russia. Dal 5 dicembre è partito l’embargo sulle importazioni da Mosca e l’attuazione del price cap di 60 dollari per le compagnie che acquistano greggio russo e ricevono servizi finanziari, assicurativi e di trasporto dalle società occidentali. Mentre, dal 15 febbraio 2023 è iniziato il tetto al prezzo del gas europeo stabilito dal blocco dei 27 Paesi UE a 180 dollari a megawattora.
Materie prime energetiche: ecco perché potrebbe esserci un nuovo rally
La tregua però è destinata a durare poco per Goldman Sachs, che vede le materie prime energetiche pronte a una nuova fiammata nel 2023 a causa della ripresa della Cina che farà crescere la domanda. Secondo Jeff Currie, economista della banca d’affari americana, “il vero nucleo della visione rialzista è la ripresa in Cina e tutto punta a essere A-OK”. L’esperto ritiene che il mercato del settore petrolifero stia iniziando a restringersi, con la produzione del greggio russo che rischia di contrarsi di 600 mila barili al giorno. “Il recente annuncio di Mosca di una riduzione di mezzo milione di barili al giorno a marzo – che segue l’imposizione di ulteriori sanzioni occidentali sui flussi energetici – non è stato volontario”, ha detto.
Il rally delle materie prime potrebbe essere soste
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