L’ISTAT ha pubblicato i dati sull’inflazione in Italia, registrando una rallentamento nel mese di gennaio 2023.
L’inflazione può essere causata da molteplici fattori, tra cui la crescita della domanda, l’aumento dei costi dei fattori produttivi, l’instabilità politica, la manipolazione dei mercati e le fluttuazioni dei tassi di cambio. Per monitorare l’inflazione, le autorità monetarie di molti paesi utilizzano indicatori come l’indice dei prezzi al consumo (IPC), che misura il tasso di variazione dei prezzi dei beni e servizi acquistati dalle famiglie, e l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), che permette di confrontare l’andamento dei prezzi tra paesi dell’Unione Europea.
In particolare facciamo riferimento al NIC e al costo del carrello della spesa
L’indice dei prezzi al consumo (NIC) è aumentato solo dello 0,1% rispetto al mese precedente, portando l’inflazione annua al 10%, contro l’11,6% di dicembre 2022. Il carrello della spesa ha subito un aumento del 12%. L’indice armonizzato IPCA è diminuito dell’1,5% rispetto al mese precedente, ma aumenta del 10,7% su base annua, registrando un rallentamento rispetto al +12,3% di dicembre.
L’indice dei prezzi FOI, al netto dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,1% su base mensile e del 9,8% su base annua. L’inflazione di fondo è salita del 6%, mentre quella al netto dei beni energetici è rimasta al +6,2%. L’inflazione acquisita per il 2023 è stimata al +5,2% (per quella di fondo a +3,2%).
L’STAT e i suoi dati preoccupano gli italiani
L’ISTAT ha commentato che la discesa dell’inflazione è stata influenzata dal calo dei prezzi dei beni energetici regolamentati (-12,0% su base annua), mentre alcune categorie di prodotti come gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione hanno contribuito alla lieve accelerazione della componente di fondo. L’inflazione è stata maggiormente avvertita nelle Isole (+11,7%) e nel Nord-Ovest (+10%), mentre ha registrato un rallentamento rispetto alla media nazionale al Sud (+9,9%), nel Nord-Est (+9,7%) e nel Centro (+9,6%).
Una catastrofe annunciata?
Un futuro incerto nella speranza di capire come mantenere stabile il tasso di inflazione: la parola passa alle autorità monetarie di molti paesi e a come agiranno attraverso la politica monetaria, ossia le decisioni prese dalla banca centrale riguardo alla quantità di denaro in circolazione e ai tassi di interesse. Ad esempio, per ridurre l’inflazione, la banca centrale può aumentare i tassi di interesse, riducendo così la spesa e gli investimenti e, di conseguenza, il tasso di inflazione. Al contrario, per stimolare l’economia, la banca centrale può ridurre i tassi di interesse, aumentando così la spesa e gli investimenti e, di conseguenza, il tasso di inflazione.