Il nuovo Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) è online e disponibile per la revisione. Lo ha pubblicato questa mattina sul proprio sito il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (ex Transizione Ecologica) in attesa del prossimo commento pubblico. Il testo di 103 pagine, insieme alle pagine di quattro allegati, è stato sviluppato negli anni ed è una versione aggiornata e teoricamente migliorata del PNACC, pubblicato nel 2018 insieme alla Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. L’obiettivo principale? Fornire un quadro per affrontare una varietà di azioni volte a ridurre al minimo i rischi associati al cambiamento climatico e aumentare la resilienza dei sistemi naturali e sociali.
“Si tratta di uno strumento di pianificazione importante per un Paese come il nostro, caratterizzato da un forte dissesto idrogeologico”, ha dichiarato in un comunicato il ministro dell’Ambiente Gilberto Picetto. “Le recenti tragedie di Ischia e delle Marche ci hanno ricordato quanto sia assolutamente necessario gestire correttamente le risorse del territorio in Italia e realizzare queste opere di adeguamento per rendere più resilienti le nostre città, le zone rurali e montane, le zone interne e costiere”.
Perché l’Italia ha bisogno di un piano di adattamento ai cambiamenti climatici?
L’Italia si trova nel cosiddetto “punto caldo del Mediterraneo”, una delle regioni del pianeta che si riscalda più velocemente delle altre, e quindi vi sono notevoli fluttuazioni sia di temperatura che di precipitazioni medie annue. L’aumento degli eventi estremi legati al clima accresce inevitabilmente una serie di rischi naturali in un territorio particolarmente fragile dal punto di vista idrogeologico. Rischi che possono agire sinergicamente e cumulativamente, con effetti a cascata e i cui impatti economici, sociali e ambientali aumenteranno inevitabilmente.
È in questo contesto che si inserisce il Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Come spiegato nel testo, per “adattamento” si intende la capacità di anticipare gli impatti climatici avversi attraverso misure appropriate per prevenire o minimizzare i danni, sfruttando le opportunità che possono presentarsi.
Quattro aspetti su cui lavorare
- Definizione della gestione dell’adeguamento nazionale, definendo chiaramente la necessità di coordinamento tra i diversi livelli di governo del territorio ei diversi settori di intervento;
- Miglioramento e sistematizzazione delle conoscenze sull’impatto del cambiamento climatico su vulnerabilità e rischi in Italia;
Identificare i modi per incorporare i principi, le azioni e le misure di adattamento ai cambiamenti climatici nei piani e nei programmi d’azione nazionali, regionali e locali; - Selezione di metodi e strumenti settoriali e intersettoriali per l’implementazione delle attività PNAKS ai diversi livelli di gestione.
Per centrare l’obiettivo, il testo definisce tre tipi di misure: “soft” (politiche, legali, sociali, gestionali, finanziarie) che possono modificare comportamenti e stili di vita, sensibilizzare su questo tema; verde basato sui servizi naturali ed ecosistemici per aumentare la resilienza e l’adattabilità; - Potenziamento infrastrutturale/tecnologico per rendere fisicamente più resilienti edifici, infrastrutture, reti e territori.
Prossimi passi
La proposta di Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, come evidenziato oggi dal Ministero dell’Ambiente, è già stata illustrata alle Regioni in due incontri tenutisi il 7 novembre e il 20 dicembre dello scorso anno. Il passo successivo sarà quello di raccogliere e studiare i commenti pubblici sul testo e completare la procedura di VAS, per poi ricevere l’approvazione finale da parte del Dicastero. Si procederà poi alla costituzione dell’Osservatorio Nazionale, che dovrà garantire l’immediato funzionamento del PNACC individuando azioni di adattamento in vari settori. L’Osservatorio stabilirà le priorità, identificherà le parti interessate e le fonti di finanziamento e identificherà le misure per rimuovere gli ostacoli all’adattamento.