La Nuova Zelanda dimezza la sua tassa sulle emissioni di bestiame. E tende la mano tesa ai contadini. Da mesi sono in rotta di collisione con un dirigente guidato da Jacinda Andern su un piano che gli faccia pagare il metano prodotto dalla fermentazione enterica dei loro capi e gli ossidi di azoto emessi dalle fognature.
Il piano generale resta: il Paese sarà il primo al mondo a lanciare un mercato del carbonio per le emissioni del bestiame, nel 2025. Ma il piano viene addolcito con una clausola e una promessa. Gli agricoltori, infatti, potranno contare sul legno presente nei loro appezzamenti come compensazione di parte delle emissioni prodotte. Allo stesso tempo, il governo si impegna a mantenere bassi i prezzi del carbonio. Almeno fino al 2030.
Anche se riduce gli incentivi alla riduzione delle emissioni.
“Ci siamo impegnati in una tabella di marcia quinquennale per le aliquote fiscali dal 2025, dando agli agricoltori fiducia nei loro prezzi richiesti fino al 2030”, ha dichiarato in una nota il ministro dell’Agricoltura neozelandese Damien O’Connor. Conferenza stampa. Nuovo piano. In pratica, viene introdotto un periodo di prezzi fissi, anche se non è stato ancora definito l’esatto meccanismo da applicare.
Ma queste sono praticamente le uniche due concessioni concesse dal governo dopo aver ricevuto più di 20.000 commenti sulla bozza di piano.
Rimangono invariati anche altri punti piuttosto controversi: le emissioni saranno registrate a livello di singola azienda agricola e verranno introdotti prezzi separati per CH4 e NOx.
E viene confermata anche la ghigliottina del 1° gennaio 2025: se entro questa data non ci sarà accordo con gli agricoltori, resterà in vigore il mercato del carbonio.