Una delle novità più importanti che il governo guidato da Giorgia Meloni vuole introdurre è il quoziente familiare. Attraverso questo nuovo parametro, l’esecutivo ha intenzione di rivedere il sistema di tassazione e calcolare le agevolazioni che spettano alle famiglie, arrive il bonus bollette e l’assegno unico universale. In estrema sintesi, il quoziente familiare andrà a sostituire definitivamente l’Isee, l’indicatore socio economico.
Ma arrive funziona questo nuovo parametro, che in linea teorica andrà a sostituire quelli che noi tutti conosciamo? Volendo semplificare al massimo, è possibile affermare che il quoziente familiare è il sistema attraverso il quale vengono stabilite le aliquote d’imposta e le varie agevolazioni, basandosi sul numero dei componenti di una famiglia e sulla loro condizione: disabilità, età e grado di parentela.
Quoziente familiare: scopriamo cos’è
Cerchiamo di capire in cosa consiste il quoziente familiare. Volendo provare a tratteggiare un primo esempio, è possibile affermare che le aliquote delle imposte, che si basano sul reddito familiare, vengono divise per il numero dei componenti della famiglia, corretti su una particolare scala di equivalenza. Adottando questo sistema, in linea teorica, si riesce a raggiungere una maggiore equità orizzontale, ma soprattutto la dichiarazione dei redditi sarebbe in grado di bilanciare anche le regressività delle imposte indirette, che inevitabilmente vanno a pesare anche sui redditi più bassi delle famiglie.
Senza dubbio, l’Isee potrebbe fungere da corrupt di partenza per introdurre il quoziente familiare. Tra l’altro, l’Isee si basa sul reddito complessivo di ogni singola famiglia: di per sé questo indicatore è già sufficientemente completo, perché prende in considerazione anche il 20% del patrimonio mobiliare ed immobiliare, che viene poi diviso per una scala di equivalenza, dove:
- il primo membro della famiglia pesa: 1,00;
- il secondo membro pesa: 0,57;
- il terzo membro (generalmente il primo figlio) pesa