Per proteggere gli ecosistemi e la biodiversità, i flussi di investimento globali devono raddoppiare in tre anni. Raggiungere i 384 miliardi di dollari all’anno entro il 2025. Ma allo stesso tempo, dobbiamo eliminare gradualmente o correggere tutti quei sussidi pubblici che danneggiano l’ambiente. E che oggi sono da tre a sette volte più essenziali che per la protezione dell’ambiente. Il calcolo dell’Unep, l’agenzia dell’Onu per l’ambiente, sarà presentato la prossima settimana alla COP15 sulla biodiversità a Montreal. L’appuntamento più importante per fissare nuovi traguardi per il decennio.
L’elemento vitale che renderà credibili i nuovi obiettivi sulla biodiversità della COP15 che sostituiranno quelli di Aichi è la “finanza della natura”. Oggi, in tutto il mondo, ogni anno vengono mobilitati poco più di 150 miliardi di dollari in soluzioni basate sulla natura. Per Unep, questo dovrebbe rapidamente raddoppiare per raggiungere i 484 miliardi di dollari l’anno entro il 2030. C’è anche la necessità di mobilitare maggiori risorse private, visto che più di un dollaro su 10 ora proviene dall’erario pubblico.
COP15, tutti fermi sugli obiettivi di biodiversità per il 2030
“La scienza è innegabile. Mentre ci muoviamo verso emissioni zero entro il 2050, dobbiamo anche riorientare tutte le attività umane per ridurre la pressione sul mondo naturale da cui tutti dipendiamo”, ha affermato Inger Anderson, direttore esecutivo dell’UNEP. “Ciò richiede che i governi, le imprese e la finanza aumentino in modo significativo gli investimenti in soluzioni basate sulla natura, perché investire nella natura è un investimento per garantire un futuro alle generazioni future”.
La finanza della biodiversità è un elemento importante per mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia di 1,5 gradi, spiega il rapporto, dimostrando lo stretto legame tra la protezione degli ecosistemi e l’affrontare la crisi climatica. Per fare questo, abbiamo bisogno di un’azione immediata e di un investimento cumulativo di 11 miliardi di dollari tra il 2022 e il 2050, in particolare nell’agricoltura sostenibile e nel ripristino delle torbiere. Le “soluzioni naturali”, che l’Unep ritiene essenziali, perché la “semplice” eliminazione dei combustibili fossili e il rapido passaggio all’energia da sola non saranno sufficienti.