Prima casa Imu per coniugi: il vincolo imposto a queste famiglie in termini di conviventi è incostituzionale, esenzione anche in diverso luogo di residenza
Secondo la Corte Costituzionale, è discriminatorio applicare norme diverse in materia tributaria per chi sceglie di sposarsi o celebrare un’unione civile, e per chi sceglie di convivere infatti occorre rivedere le restrizioni per i benefici Imu per la prima casa. Nella nuova sentenza n. 209, è stato dichiarato illegittimo il vincolo per l’esenzione in rapporto al nucleo familiare, laddove questo limiti l’accesso all’esenzione per i coniugi con residenze e dimore abituali diverse.
Negli ultimi tempi infatti stava accadendo qualcosa di “incostituzionale” in quanto con i recenti vincoli imposti, si è giunti anche a negare ogni esenzione IMU per la prima casa se un componente del nucleo familiare avesse avuto la residenza in un Comune diverso da quello del proprietario dell’immobile.
Il problema principale risiede nella definizione di “unità familiare”
Oggi il termine “unità familiare” non può corrispondere più solo ed esclusivamente a presupposti comuni come il matrimonio o l’unione civile, occorre adeguarsi ai tempi e alle nuove situazioni.
La sentenza che indicava che la residenza anagrafica e residenza abituale in un determinato edificio non è più sufficiente a far scattare l’esenzione dalla prima casa IMU per ciascun coniuge o unione civile e in particolare, il comma dell’articolo 13 è considerato illegittimo.
Cosa dice la Suprema Corte?
La Corte Costituzionale ha ristabilito il diritto all’esenzione per ogni prima casa, anche intestata a persone coniugate o in matrimonio civile. Questo non significa “dare più libertà di non pagare l’IMU”: le nuove dichiarazioni di illegittimità costituzionale serviranno a responsabilizzare i comuni e le autorità a svolgere i controlli necessari.