Che gli stipendi del Belpaese fossero bassi si sapere ma guadagnare un posto così basso in classifica non fa bene al morale e all’economia dei lavoratori
Gli stipendi in Italia si classificano al 25° posto su 36 nella classifica redatta dal gruppo OCSE. Il Belpaese dall’ultima analisi ha perso ben due posizioni. Anche se consideriamo solo i Paesi dell’Unione Europa il posizionamento degli stipendi italiani non migliora, anzi. In materia gli italiano facendo riferimento all’Eurozona sono molto penalizzati e la situazione si è aggravata negli ultimi trent’anni. Le retribuzioni del Belpaese hanno perso il 2,9% e sono gli unici a non essere aumentati.
A dirlo non i sindacato ma i dati emersi dal nuovo JP Salary Outlook 2022.
Lo studio dell’Osservatorio JobPricing che ha analizzato il lavoro e gli stipendi nel settore privato e relativo al 31 dicembre 2021 ha evidenziato che pur se la retribuzione annua lorda (RAL) si attesta a 29.301 euro, la crescita nel periodo ( considerando il periodo tra il 2015 e il 2021) è stata sostanziale immobile.
Nelle fasce inferiori la situazione peggiora: il 50% dei lavoratori del Belpaese percepisce una RAL ancora inferiore a 27mila euro, mentre il 90% è sotto i 35mila euro. Da questi dati comprendiamo quanto sia marcato il divario salariale italiano: un CEO arriva a guadagnare quasi dieci volte in più rispetto ad operaio. Solo lo 0,8% degli italiani guadagna uno stipendio che va oltre i 100mila euro. In relazione ai macro-settori, il comparto con le retribuzioni più alte è quello dei servizi finanziari, con una RAL di 44.513 euro e una RGA (Retribuzione Globale Annua) di 47.066 euro. Molto penalizzato invece il settore dell’agricoltura, con una RAL di 24.179 euro e una RGA di 24.387 euro.
Si guadagna in media il 44% in più nelle grandi imprese rispetto alle microimprese e il Gender Pay Gap passa da 12,8 a 13,9%: le donne lo scorso anno si può dire che hanno lavorato gratis per una settimana in più rispetto al 2020. Penalizzati anche giovani che iniziano a lavorare paragonati ai colleghi che sono alla fine della carriera. Inoltre il grado di istruzione conta: il differenziale retributivo tra laureati e non laureati è pari al 45%.