Collezioni neutre e capi intercambiabili: il mondo della moda è dalla parte di chi rifiuta ogni stereotipo in nome di un’identità di genere in continuo cambiamento. Genere fluido: un’espressione sempre più comune.
Questo definisce uno spirito comune a molti giovani, in particolare quelli della Generazione Z e dei Millennials. Due parole che, però, spesso vengono fraintese.
In effetti, chi crede che siano legati all’orientamento sessuale si sbaglia di grosso. Non si tratta di essere etero, bisessuali, lesbici o gay; dall’altro, è in gioco l’identità di genere. La percezione di sé cambia di momento in momento e la divisione binaria dei sessi è nettamente superata: ci si sente donna, un altro uomo, un altro bigender, agender, genderqueer, ecc.
Non vogliamo nasconderci, rifiutiamo ogni stereotipo e convenzionalismo, rivendicando una forma di libertà elevata e insieme intima. È qui che entra in gioco anche la mania del gender bending. Sappiamo che ciò che indossiamo dice di noi. Riflette l’umore, i gusti, l’individualità. Ma i vestiti possono fare ancora di più. Diventando, infatti, simbolo di un’identità in continuo mutamento. Questa non è solo una tendenza, ma lo specchio di un fenomeno sociale. La moda unisex è piuttosto un precursore dello stesso percorso, infatti vede come protagonisti alcuni capi che prima erano percepiti solo come maschili, e poi “assoggettati” anche dalle donne. Tuttavia, alla fine, la differenza rimane. Invece, è completamente annullato dalla moda genderless, il cui motto è “neutralità”.
Chiunque può indossare gli stessi tailleur, giacche, cappotti, cardigan, le stesse camicie – non indossiamo lui e lei! Questa fluidità si materializza principalmente attraverso il taglio ampio, le linee morbide e i toni di per sé neutri, anche se ci sono delle eccezioni. Significativa anche la gamma delle taglie, più ampia del solito: in molti casi, infatti, si va dalla XXS alla XXL, se non di più. E c’è anche voglia, anche coraggio, di alzare l’asticella!
Questo significa considerare, ad esempio, gonne, top, tubini, maxi dress in una prospettiva di genere. Pochette, paio di scarpe. Ma attenzione: non si tratta affatto di “un uomo che si veste da donna” (o viceversa). La moda gender-fluid si rivolge a persone che vogliono indossare ciò che sentono, indipendentemente dai modelli e dalle categorie.
Il pioniere della mania dello scambio di genere è stato Giorgio Armani. Che ha basato tutta la sua carriera creativa sul desiderio di avvicinare i due sessi, cancellando il più possibile le differenze. E lui stesso ha rifiutato la definizione di unisex per la sua moda, sottolineando invece “la rivendicazione della gentilezza per gli uomini e della forza per le donne”. Una creazione rivoluzionaria in questo senso è stata la giacca destrutturata, disegnata in un momento davvero insospettabile, ovvero la fine degli anni Settanta. Re Giorgio rimosse i supporti e le imbottiture, spostò i bottoni, cambiò le cinghie. Così, liberandosi dalla severità, che riteneva troppo accomodante. “Elimino”, si legge nella sua famosa dichiarazione di intenti, “la differenza tra uomini e donne. Ho dato all’uomo la leggerezza e la morbidezza di una donna, e alla donna la grazia e il conforto di un uomo. Armani piantò un seme importante, anche se ci vollero molti anni prima che germogliasse.