Il movimento 5 stelle e Conte si concentrano su due temi caldi: il salario minimo e le armi per la guerra in Ucraina. Il movimento che ha creato il reddito di cittadinanza ora si preoccupa di quei lavoratori che arrivano a prendere anche 3 euro all’ora. Per ora se ne occupano solo attraverso le parole di Conte
Sul tema del salario minimo in Italia, Giuseppe Conte dice: “Abbiamo il fenomeno dei lavoratori poveri, circa il 12-13% sono al di sotto della soglia di povertà, molti prendono 3-4 euro lordi l’ora. Il salario minimo è una nostra proposta di legge, riguarda soprattutto le donne e i giovani: stiamo chiedendo a tutte le forze politiche di darci una mano. Il ddl Zan è sacrosanto e va approvato. La politica poteva fare di più e meglio, ha fatto molto poco. Inutile prendersela con il tempo o fattori esterni. L’Italia è cresciuta poco e male, tantissime riforme strutturali non sono state realizzate. Abbiamo chiesto all’Europa 209 miliardi con il Next Generation Eu, l’Italia è stata il Paese che ha beneficiato di più di questi aiuti perché evidentemente era più indietro”.
Il leader dei pentastellati affida le sue dichiarazioni al portale Skuola.net e non dimentica il tema della guerra in Ucraina: “L’Ucraina è stata armata ma ora dobbiamo concentrare gli sforzi negli aiuti diplomatici, per una soluzione politica. L’Italia deve essere protagonista in Europa per governare questo processo di pace. Io rappresento 11 milioni di elettori. Funziona così la democrazia bisogna confrontarsi in Parlamento per trovare una sintesi e condividere una linea tra governo e Parlamento”.
Giuseppe Conte sembra essere ritornato forte e propositivo nel dibattito politico e sui temi caldi. Nonostante il focus offerto da questo politico occorre però tener presente la fotografia del Belpaese sul tema: Il salario minimo in Europa non esiste in Italia in Danimarca, a Cipro, in Austria, Finlandia e Svezia, qui i salari sono disciplinati dai contratti collettivi nazionali. Ma una legge sul salario minimo nel nostro Paese interesserebbe circa 4 milioni di lavoratori che sono in netta difficoltà. Negli Paese UE la situazione cambia molto e varia dai 312 euro in Bulgaria ai 2.142 euro in Lussemburgo. Una forbice davvero ampissima che mostra un’Europa capace di viaggiare a velocità davvero diverse e che non garantisce pari condizioni dei lavoratori.