Dopo il covid 19, la guerra, i rincari dell’energia, delle bollette, del carrello della spesa : la prospettiva per il Belpaese è un peggioramento del quadro economico. Lo dice Mario Draghi in cabina di regia. Il Documento economia e finanza taglia la stima di crescita
I segnali sono negativi. Lo ha spiegato il premier Mario Draghi nel corso della cabina di regia con i capidelegazione e il ministro dell’Economia Daniele Franco, non nascondendo la sua preoccupazione per i contraccolpi della guerra Russia-Ucraina. Guerra che coinvolge l’Italia e il mondo per il gas, petrolio e le altre materie prime di importazione, ma che, con le nuove sanzioni, indebolisce il turismo di lusso, il made in Italy e i prodotti hi-tech di esportazione. Il DEF, oggi al varo del Consiglio dei ministri, taglia la stima di crescita, conferma quella sul deficit e riduce quella sul debito per l’anno in corso.
Durante la cabina di regia i membri del governo hanno chiesto anche se non fosse il caso di andare oltre il deficit del 5,6%, decisione che rischiamo di pagare in termini di spread.
. La crescita programmatica del PIL di quest’anno si ferma al 3,1% contro il 4,8% stimato a settembre. Per il prossimo anno il Pil dovrebbe segnare +2,4% (2,6% la stima di settembre ), nel 2024 1,8% (confermando la stima di settembre) e nel 2025 1,5%. Nel quadro tendenziale il Pil cala al 2,9% quest’anno (contro il 4,3% previsto a settembre); al 2,3% nel 2023 (contro il precedente 2,5%); poi 1,8% nel 2024 (2% la stima di settembre) e 1,5% nel 2025. Il Def conferma le stime di settembre: deficit al 5,6% quest’anno; in calo poi al 3,9% nel 2023; al 3,3 nel 2024. Nel 2025 prosegue il calo al 2,8%. In base al quadro tendenziale il disavanzo sarà pari al 5,1% nel 2022; al 3,7 nel 2023; al 3,2% e al 2,7 nei due anni successivi. Il debito scende al 147% quest’anno (contro il 149,4% indicato a settembre); al 145,2% nel 2023 (rispetto al 147,6% previsto in precedenza); al 143,4% nel 2024 (contro 146,1%). Infine dovrebbe segnare 141,4 nel 2025. l tasso di disoccupazione nel quadro programmatico segnerebbe 8,6% nel 2022 (contro la precedente stima del 9,2%) per poi scendere all’8,1% nel 2023 (8,5% la previsione di settembre) e proseguire il calo all’8% (confermando stima settembre) e al 7,9% nel 2025.