La voce: Un elemento cardine dell’evoluzione umana, un meccanismo complesso, con le sue meraviglie e le sue patologie
Quando ascoltiamo qualcuno parlare o cantare pensiamo naturalmente alle sole corde vocali. Ma in realtà ciò che stiamo ascoltando è la vibrazione di un intero corpo, una serie di strutture che si sono modificate e adattate durante il processo evolutivo. Naturalmente tutti gli animali sfruttano in qualche modo i suoni, persino gli insetti lo fanno (si pensi ai grilli e alle cicale). Ma negli
umani c’è stato un enorme salto di qualità, che ha praticamente gettato le basi per la costruzione di una cultura e una civiltà.
Una delle differenze più importanti tra noi e gli ominidi sta nei tipi di suono che possiamo produrre. Nel corso dell’evoluzione è avvenuto un passaggio fondamentale: l’homo erectus, che si alza e assume una struttura bipede. Questo ha provocato la ‘discesa’ della laringe e la creazione di uno spazio importante sopra di essa, che chiamiamo nel complesso ‘orofaringe’, presente solo negli umani.
Con questa struttura, e con le sue ampie capacità di risonanza, arriva la possibilità di articolare suoni molto più complessi: non più semplici mugugni, ma anche suoni gutturali. Quindi, mentre spesso si pensa alla voce come il prodotto delle sole corde vocali, in realtà dietro una chiacchierata tra amici, un grande discorso, una grande canzone, c’è un intero sistema sonoro. Possiamo immaginare una canna d’organo: prima di tutto l’aria viene spinta in su dalla espirazione, poi nella laringe troviamo i due sottili muscoletti che sono le corde vocali (curiosamente molti pensano che siano sette, come le note) che la spingono a forte pressione nell’orofaringe, dove troviamo tutta la successiva parte di articolazione del linguaggio. Senza dimenticare la funzione di risonanza che viene svolta anche dalle cavità nasali e dall’albero bronchiale. Tutto l’insieme darà origine al ‘colore’ della nostra voce, diverso da persona a persona.
Questa complessa apparecchiatura sonora emersa nel corso dell’evoluzione ha gettato le basi per un passaggio successivo: la nascita del linguaggio. Ad un certo momento l’uomo comincia a voler raccontare sé stesso, come faceva con i dipinti sulle rocce delle caverne. Man mano, quindi, tutti quei suoni si sono riempiti di un significato, di una semantica. Non c’è più solo il bisogno primordiale di emettere suoni per ottenere un risultato (come il bambino con la mamma), ma arriva il bisogno di continuare la propria specie anche culturalmente. La voce diventa così il perno fondamentale della comunicazione. All’inizio ci sono solo onomatopee, suoni che rispecchiano la vita quotidiana, poi arriva il lessico, un vero codice convenzionale di suoni e significati che emergono in una specifica tribù e sono specifici per quel territorio.