C’è ancora molto lavoro da fare per cambiare la cultura aziendale italiana e colmare il divario di genere e raggiungere un vero equilibrio di genere in Italia. In questo senso, l’UE e il PNRR possono offrire un’opportunità senza precedenti per recuperare terreno nel nostro paese.
Il PNRR, che si articola intorno a tre direttrici strategiche comuni a livello europeo (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale) e sei missioni, include la promozione della parità di genere tra le sue priorità trasversali, insieme a quella finalizzata alla riduzione generazionale, diseguaglianza e finalizzata a riequilibrare i divari territoriali. Ciò significa che la chiusura del divario di genere non è inclusa in attività limitate separate, ma sarà implementata direttamente o indirettamente nelle sei missioni del Piano. In quanto tale, si prevede che quest’ultimo aumenterà l’occupazione femminile di quattro punti percentuali tra il 2024 e il 2026.
Il nostro PNRR, oltre ad essere quantificato, è stato anche oggetto di un’analisi qualitativa preliminare. Le misure del Piano, infatti, sono state analizzate in termini di potenziale impatto sul divario di genere in una serie di indicatori chiave:
il livello di non partecipazione delle donne al lavoro;
relativo impiego delle madri;
asimmetria nel lavoro familiare;
laureati STEM 1.000 residenti;
persone che vivono in famiglie con grave deprivazione abitativa, disaggregate per sesso;
Aspettativa di vita sana alla nascita, disaggregata per sesso. Sulla base di ciò, le misure possono essere suddivise a seconda che agiscano direttamente o indirettamente.
La prima comprende tutte le misure che possono avere un impatto immediato, come la missione di inclusione e mobilitazione relativa alla promozione delle donne imprenditrici, che comprende il Fondo per le donne imprenditrici.
D’altra parte, le misure indirette affrontano i meccanismi alla base della disuguaglianza di genere attraverso strumenti e servizi che, pur beneficiando l’intera comunità, hanno un impatto maggiore sul benessere delle donne. Questi includono il completamento e il funzionamento delle “infrastrutture sociali” ei servizi della cosiddetta “economia della cura”. L’impatto positivo indiretto sull’occupazione femminile derivante dal potenziamento dei servizi di cura è solitamente accompagnato da un secondo effetto indiretto di riduzione dell’onere che tradizionalmente grava sulle donne nell’ambito della famiglia privata e, quindi, un serio ostacolo alla loro partecipazione alla vita familiare al mercato del lavoro.
Infine, l’approfondimento del PNRR si riferiva allo studio delle dinamiche occupazionali per sesso nei settori di attività economica attivati dal Piano. Gli interventi del PNRR si possono suddividere a seconda che si tratti di interventi “donne centrati”, cioè programmati con l’obiettivo specifico dell’intervento a loro favore, e rappresentano circa l’1,6% delle risorse “indirettamente legate alla riduzione delle disuguaglianze”, (cioè possono influenzare, sia pure indirettamente, la riduzione delle disuguaglianze a danno delle donne) o “inclassificabili”.
L’insieme delle risorse stanziate (PNRR, REACT EU, Fondo complementare) copre la maggior parte dei settori dell’economia, sebbene con una distribuzione molto eterogenea. Nel complesso, il Piano si rivolge alle industrie con una popolazione a predominanza maschile pari a quasi l’80% delle risorse, mentre poco più del 18% riguarda quelle con una forza lavoro a predominanza femminile. Il resto degli interventi, infine, si riferisce a misure specificamente volte a promuovere l’occupazione femminile nell’ambito di molti settori dell’economia.
In conclusione, mentre persistono ampie e significative disparità di genere dovute a condizioni strutturali sfavorevoli e ulteriormente aggravate dagli effetti della crisi pandemica, non si può negare che una nuova e crescente consapevolezza stia guidando sempre più i governi, sia a livello nazionale che internazionale nell’attuazione di politiche volte al raggiungimento di una reale parità di genere.