Il “cielo si blocca” letteralmente e si verificano un Blackout traffico, interruzioni nelle comunicazioni, aereo in tilt, animali e navigatori che perdono la bussola. Sono in blocco satelliti scientifici e commerciali fuori uso e pericoli per gli astronauti che ormai abitano fuori dalla Terra. Questi sono i rischi dello Space Weather, il cosiddetto meteo spaziale che può vivere dalle attività del Sole e riguarda molto da vicino anche la Terra provocando danni stimati in emissioni di miliardi di euro.
Tanto che si stanno incrementando gli studi sulla meteorologia spaziale che, con il decuplicarsi delle missioni e del business spaziale, sta diventando una disciplina scientifica strategica per fare che rientrano nello spazio spaziale i cambiamenti delle condizioni meteo-attività astronomico in conseguenza dell’ solare.
“Negli ultimi decenni, in conseguenza del crescente impatto socio-economico di alcune manifestazioni dell’attività solare, si è progressivamente sviluppata una nuova disciplina, identificata come space weather, tradotta abitualmente in italiano come ‘meteorologia spaziale’, che studia questi fenomeni con l’obiettivo di cercare di mitigarne gli effetti e di sviluppare efficaci modelli di previsione” spiega Umberto Villante, presidente di Swico, che anticipa così i temi sul tappeto del secondo Congresso della Space Weather Italian Community (Swico) che l’Agenzia Spaziale Italiana ospita dal domani 9 e fino a venerdì 11 febbraio prossimi.
Professore emerito del Dipartimento Scienze Fisiche e Chimiche dell’Università degli Studi de L’Aquila, Villante apre così il sipario su fenomeni ancora poco conosciuti dal grande pubblico come le attività solari che però “interagiscano con l’ambiente circumterrestre, innescando processi in grado di generare notevoli inconvenienti tecnologici e sociali sul nostro pianeta”. E la nuova disciplina studia “come sia possibile cercare di mitigarne gli effetti e come sviluppare efficaci modelli di previsione” perché il meteo spaziale, fatto anche di violente tempeste solari, “può influire nella vita di tutti giorni sulla Terra e direttamente sulla vita dei cittadini. In conseguenza del progressivo e crescente utilizzo di tecnologie sempre più sofisticate, molto sensibili alle manifestazioni dell’attività solare, sempre più frequentemente, si registrano difficoltà nelle comunicazioni, problemi nel controllo del traffico aereo, interruzioni nella distribuzione di energia elettrica, danni ai satelliti di ogni tipo – scientifici, commerciali, per telecomunicazioni – e tutta una serie di altri inconvenienti” non banali per la società umana ormai sempre più collegata e connessa. Il presidente di Swico ricorda che questi rischi avvengono “in conseguenza di eventi quali brillamenti solari, esplosioni di massa della corona, emissione di particelle energetiche, un complesso di fenomeni questo che viene abitualmente denominato come ‘tempesta solare’, oltre all’innesco di tempeste geomagnetiche o di meravigliose manifestazioni aurorali”.
E tutto ciò accadde “nel marzo del 1989, durante un periodo di forte attività del nostro Sole, in cui si dimostrò con evidenza estrema quanto stesse diventando pesante l’impatto socio-economico dei robusti eventi solari” ricorda Villanti in relazione alla storica ‘tempesta del Québec’ che ebbe inizio alle 01:27 Ut del 13 marzo 1989 e che si protrasse per due lunghi giorni. Lo scienziato ricorda che ci furono “rilevanti flussi di particelle energetiche che raggiunsero lo spazio circumterrestre, la ionosfera fu altamente perturbata e molte aurore furono visibili in tutto il pianeta, fino a latitudini estremamente basse. Le conseguenze tecnologiche e socio-economiche furono davvero rilevanti: molte sonde artificiali ebbero notevoli problemi, sia di assetto sia di funzionamento”.