Le associazioni WWF e Oxfam chiedono dopo la COP 26 posizioni ed azioni più impattanti
Gabriela Bucher, direttore Esecutivo Internazionale di Oxfam afferma: “La richiesta di rafforzare gli obiettivi di riduzione al 2030 entro il prossimo anno è un passo importante. Il lavoro inizia ora. I grandi emettitori, in particolare i paesi ricchi, devono ascoltare la chiamata e allineare i loro obiettivi per darci la migliore possibilità possibile di mantenere 1,5 gradi a portata di mano. Nonostante anni di discussioni, le emissioni continuano ad aumentare e siamo pericolosamente vicini a perdere questa corsa contro il tempo. Chiaramente alcuni leader mondiali pensano di non vivere sullo stesso pianeta del resto di noi. Sembra che nessuna quantità di incendi, innalzamento del livello del mare o siccità li riporti in sé per fermare l’aumento delle emissioni a spese dell’umanità. Le condizioni meteorologiche estreme e punitive stanno già distruggendo le vite dei più vulnerabili. Le persone si aggrappano a malapena, avendo poche risorse per far fronte alla costante minaccia di perdere tutto ciò che possiedono. I più poveri del mondo hanno fatto il minimo per causare l’emergenza climatica, ma sono quelli che lottano per sopravvivere pagando anche il conto”.
Anche il WWF ha posizioni nette: “Siamo venuti a Glasgow aspettandoci dai leader globali un accordo che prevedesse un cambio di passo nella velocità e nella portata dell’azione climatica. Anche se questo cambio di passo non è arrivato, e il testo concordato sia lontano dalla perfezione, ci stiamo muovendo nella giusta direzione. I governi dovevano fare progressi per risolvere tre grandi lacune: la mancanza di obiettivi di riduzione delle emissioni nel breve periodo, la mancanza di regole per fornire e monitorare i progressi fatti, e l’insufficiente finanziamento all’azione climatica necessaria per indirizzare il mondo verso un futuro più sicuro. Alcuni progressi sono stati fatti. Ora i Paesi hanno nuove opportunità per realizzare ciò che sanno che deve essere fatto per evitare la catastrofe climatica. Ma se non faranno leva sull’attuazione concreta dell’azione per il clima e non mostreranno risultati sostanziali, la loro credibilità sarà sempre a rischio. La COP26 si è conclusa con decisioni deboli in una serie di aree importanti, tra cui l’adattamento, il cosiddetto Loss and Damage (perdite e danni) e la finanza climatica. Occorre però riconoscere che nel testo ci sono degli appigli significativi che i paesi possono sfruttare per aumentare le proprie ambizioni climatiche a breve termine e per implementare politiche climatiche vincolanti”