Le mancate diagnosi di diabete durante la pandemia hanno aggravato la situazione nel Belpaese
Katia Massaroni, general medicines medical head di Sanofi afferma: “Mai come quest’anno in cui si celebrano i 100 anni dalla scoperta dell’insulina, terapia che ha letteralmente rivoluzionato la cura del diabete, Sanofi sente l’esigenza di ribadire il proprio impegno per un migliore e più completo accesso all’innovazione per i milioni di italiani che convivono con questa patologia. Questa indagine con Iqvia nasce proprio dall’esigenza di registrare come il sistema abbia reagito allo stravolgimento dettato dalla pandemia, nell’ambizioso tentativo di colmare i bisogni di tutti gli attori coinvolti. L’indagine ha messo in evidenza come tra marzo e maggio 2020 le restrizioni imposte alle visite mediche e il timore dei pazienti di recarsi presso reparti e ambulatori, abbia avuto un impatto drammatico determinando ritardi significativi nelle nuove diagnosi (-41% rispetto agli stessi mesi del 2019), nell’avvio di nuovi trattamenti (-36%), nell’effettuazione delle prime visite (-66%) e dei follow-up (-56%).
Isabella Cecchini, direttrice Dipartimento ricerche di mercato di Iqvia afferma: “Nonostante i ritardi diagnostici e la discontinuità nell’aderenza alla terapia imputabili all’emergenza sanitaria, l’area del diabete si è affermata tra le più virtuose, dimostrando nel 2021 una grande capacità di recupero, soprattutto favorendo la ripresa delle prime visite e delle nuove diagnosi. Il completo recupero dei ritardi diagnostici accumulati durante la prima ondata (+0,2% a giugno 2021 rispetto al 2019), mentre gli avvii di nuovi trattamenti registrati tra febbraio 2020 e giugno 2021 sono superiori al 2019 (+4%). Ancora difficile garantire, però, i contatti con i pazienti per le visite di follow up, aspetto cruciale per mantenere alta l’aderenza ai trattamenti e ai corretti stili di vita. I contatti a distanza, sperimentati durante la pandemia, potranno essere il punto di partenza per sviluppare nuovi modelli di gestione dei pazienti, integrando alle visite in ambulatorio momenti di contatto da remoto, anche grazie all’utilizzo di strumenti digitali”.