Le pensioni aumentano grazie all’inflazione in aumento, a resta stabile il montante contributivo
Il montante contributivo subisce un aggiornamento annuale al tasso di capitalizzazione, cioè in base all’andamento della crescita nominale del PIL riferito all’ultimo quinquennio.
La rivalutazione del montante contributivo é conteggiata al 31 dicembre di ciascun anno ( escludendo la contribuzione dello stesso anno) e ha effetto per le pensioni aventi decorrenza dal 1° gennaio dell’anno immediatamente successivo.
Il valore 2021 ( per il calcolo sulla base del della pensione 2022) si riferisce quindi alla media del PIL 2015-2020. Tale dato segna un decretomento, -0,000215. Il coefficiente pari a 0,99 da quindi vita ad una svalutazione, che impatterebbe in modo negativo sulle pensioni.
In realtà gli assegni pensionistici sono salvi per il 2022 ma non grazie al montante contributivo, ma per merito della ripresa dell’inflazione. L’inflazione di quest’anno prevista dal Def è pari all’1,5%, molto più alta rispetto a quella che era stata programmata (0,5%)
Il tasso di capitalizzazione quindi non deve essere confuso con la perequazione delle pensioni (cioè la rivalutazione che viene fatta ogni anno in base all’inflazione e che dipende dall’inflazione e che porta gli assegni previdenziali in linea con il costo della vita).
Si puo’ affermare che sull’annualità 2022 delle pensioni, il coefficiente del montante contributivo pari a 0,99, sarà neutro, ovvero l’impatto del tasso di capitalizzazione che si arrotonda per convenzione ad 1 non sarà tenuto i considerazione e sarà oggetto di conteggio solo nei prossimi anni, quando i coefficienti torneranno in crescita.
Per le prossime pensioni quindi inciderà solo l’indice di “rivalutazione all’inflazione” e per gli assegni oltre quattro volte il minimo, a legislazione invariata, saranno incrementati anche i coefficienti di rivalutazione al costo della vita. Dal prossimo anno quindi la rivalutazione sarà al 100 % fino a due mila euro, e scenderà al 90% sulla quota di pensione tra 2mila e 2.500 euro ed al 75% con assegni pensionistici sopra i 2.500 euro.