“Tutto il personale scolastico e universitario e gli studenti universitari (che potranno essere sottoposti a controlli a campione) devono possedere il green pass. Il mancato rispetto del requisito è considerato assenza ingiustificata e a decorrere dal quinto giorno di assenza, il rapporto di lavoro è sospeso e non sono dovuti la retribuzione né altro compenso”.
Il Consiglio dei Ministri ha reso obbligatorio il Green Pass anche in ambito scolastico, imponendo la presentazione del Green Pass per tutto il personale scolastico e universitario e anche per gli studenti universitari. Il mancato rispetto del certificato verde sarà considerato assenza ingiustificata e il rapporto di lavoro verrà sospeso a decorrere dal quinto giorno di assenza (con sospensione dello stipendio).
Spetterà ai dirigenti scolastici verificare il possesso del Green Pass per i docenti e il personale ATA, pena sanzioni fino a 3mila euro in caso di omesso controllo. Una decisione che, tuttavia, sta scatenando accese polemiche da parte dei presidi: “È normale che la violazione di un obbligo sia sanzionata, è però inaccettabile che ai dirigenti scolastici non siano assegnate le risorse umane che chiediamo da tempo, assolutamente necessarie per assolvere i compiti, sempre più numerosi, che vengono loro richiesti”
Occorre specificare però che, il 5 agosto, il Consiglio dei Ministri ha approvato l’autorizzazione al Ministero dell’Istruzione ad assumere, a tempo indeterminato, sui posti effettivamente vacanti e disponibili, per l’anno scolastico 2021/2022 un numero pari a:
12.193 unità di personale A.T.A (Amministrativo, Tecnico e Ausiliario);
450 unità di dirigenti scolastici;
108 unità di personale educativo;
673 unità di insegnanti di religione cattolica.
Sul fronte sindacale le reazioni non sono mancate, come sottolinea la segretaria di CISL Scuola Maddalena Gissi a proposito del mancato confronto tra il Governo e le parti sociali: “Sul green pass per il personale scolastico il Governo si è mosso in termini discutibili e per alcuni aspetti inaccettabili. Non tanto per la scelta in sé, che risponde a una precisa responsabilità politica assunta a fronte di una situazione di emergenza, quanto per le ricadute che ne discendono sulle condizioni di lavoro del personale, su cui il confronto con le parti sociali è assolutamente doveroso e dal nostro punto di vista irrinunciabile”.