Improduttivo e costoso, il reddito di cittadinanza farebbe male all’economia italiana ed è il momento di prendere le dovute precauzioni. Matteo Renzi chiede delle risposte e rilascia le sue dichiarazioni
Sul tanto chiacchierato Reddito di cittadinanza, la politica inizia a pronunciarsi ed ad accendere il dibattito politico. Matteo Renzi pronto a lanciare la sfida ai sostenitori della misura si rivolge a Giuseppe Conte. “Chi non vuole studiare ma preferisce odiare – scrive il leader di Italia viva nella sua enews – mi ha manganellato sui social per tre giorni, dicendo che io voglio far soffrire la gente, un sadico insomma. Bisogna essere davvero mediocri per non reggere una discussione nel merito. La verità è che il reddito di cittadinanza non funziona: tutti lo sanno, nessuno lo ammette. Quando uno strappa il velo dell’ipocrisia subito viene attaccato. Io sono pronto – prosegue l’ex premier – a discutere delle misure per lottare contro la povertà. Ma questa misura non può essere il sussidio diseducativo e clientelare che non ti avvicina al lavoro, come dimostrano i dati. Il reddito di cittadinanza è un fallimento. Sono pronto a un dibattito pubblico con chiunque su questo tema. Qualcuno avrà il coraggio di sfidarmi oppure, come sempre, twittano e scappano? Sto ancora aspettando che Conte accetti un dibattito pubblico sulle rispettive collaborazioni professionali, magari possiamo allargare a reddito di cittadinanza, immigrazione, economia, politica estera”.
Giorni addietro si era pronunciato sulla stessa tematica anche il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia appoggiato da numerosi esponenti politici: “Il reddito di cittadinanza va cambiato e metteremo in campo iniziative in tal senso già dalla prossima legge di bilancio”. Entro 5 mesi potrebbero esserci numerosi cambiamenti e una riforma attesa entro la fine del 2021. In Italia c’è mancanza di lavoratori stagionali nelle zone turistiche. Il metodo alternativo preferito è un’indennità di lavoro. Garavaglia ha affermato che la RdC è controproducente per la ripresa dell’economia italiana, in quanto non stimola la ricerca attiva di occupazione. Un esempio evidente è la carenza di lavoratori stagionali per le attività nelle zone turistiche, che hanno registrato un aumento delle presenze al momento della ripresa dalla chiusura, ma non avevano personale sufficiente per garantire un servizio adeguato.